«Quello che vedo e che sento io, è che la comunicazione che non eravamo pronti ad utilizzare, ha già vinto. L’alleanza di Bolsonaro ha usato una comunicazione incisiva, non legata ai programmi ma alle accuse senza un fondamento oggettivo».
Accuse che screditano il rivale Inacio Lula da Silva, conquistando anche i voti di una certa frangia di cattolici.
Lo dice in questo dibattito dei martedì del mondo, don Sandro Corazza, padre generale della Pia Società don Nicola Mazza, per molti anni missionario in Brasile.
«Ad esempio – spiega – le nostre signore dell’Apostolato della preghiera voteranno Bolsonaro perchè credono così di difendere i preti e le suore»: ritengono infatti vero che se vincerà Lula la Chiesa verrà perseguitata.
«Ma l’elettorato più cosciente si è già espresso: i voti di Lula sono tutti lì, non c’è nessuno degli elettori coscienti dell’importanza dei diritti umani che non abbia già votato Lula al primo turno».
Il pregiudizio violento verso la religione degli afro-discendenti è uno degli elementi più inquietanti del partito di Jair Bolsonaro.
«La divisione è grande ed è anche tra di noi, tra noi cristiani», dice don Sandro.
«Sono cose, queste, che fanno soffrire la Chiesa– dice ancora don Corazza – ; le comunità locali di celebrazione sono divise.
La Chiesa ne uscirà martirizzata: questa spaccatura rompe la comunione dentro la Chiesa».
Dello stesso avviso è anche il giornalista Bruno Desidera che dice: «quello che mi preoccupa di più è la spaccatura religiosa, è la frattura: un sondaggio degli ultimi giorni fotografava un Paese spaccato in due. L’elettorato cattolico vota Lula nel 61% dei casi, gli evangelici al 70%.
La Chiesa ha il compito non di dividere ma di gettare ponti».
Il ballottaggio tra i due candidati alla presidenza del Brasile si terrà il prossimo 30 ottobre.
(La foto è dell’archivio Missio)