Viaggio apostolico di papa Francesco a Cipro e in Grecia. “La missione non conosce muri”.

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«E’ bello vedere che vivete con gioia l’annuncio liberante del Vangelo. Vi ringrazio per questo. Non si tratta di proselitismo – per favore, non bisogna fare mai proselitismo! – ma di testimonianza; non di moralismo che giudica ma di misericordia che abbraccia; non di culto esteriore, ma di amore vissuto». Così papa Francesco nella sua omelia durante la santa Messa di questa mattina nello Stadium di Nicosia, dove erano presenti 10mila persone e autorità religiose come il patriarca dei Latini Pierbattista Pizzaballa, e monsignor Selim Jean Sfeir, arcivescovo dei Maroniti di Cipro.

Il viaggio apostolico che il pontefice sta compiendo a Cipro e in Grecia sta dando indicazioni importanti sulla missione, sul dialogo e sulla convivenza interreligiosa. Nel suo incontro di ieri con i religiosi e le religiose, i laici e i movimenti ecclesiali di Cipro presso la cattedrale maronita Nostra Signora delle Grazie a Nicosia, il pontefice ha voluto salutare anche «la Chiesa latina qui presente da millenni, che nel tempo ha visto crescere, insieme ai suoi figli, l’entusiasmo della fede e che oggi, grazie alla presenza di tanti fratelli e sorelle migranti, si presenta come un popolo “multicolore”, un vero e proprio luogo di incontro tra etnie e culture diverse. Questo volto di Chiesa rispecchia il ruolo di Cipro nel continente europeo: un’isola accarezzata dalle onde del mare, ma soprattutto con una storia che è intreccio di popoli e mosaico di incontri».

Importante il riferimento al ruolo e all’identità della «Chiesa: cattolica, cioè universale, uno spazio aperto in cui tutti sono accolti e raggiunti dalla misericordia di Dio e dall’invito ad amare. Non ci sono e non ci siano muri nella Chiesa cattolica. E questo, non dimentichiamolo! Nessuno di noi è stato chiamato qui per proselitismo di predicatore, mai. Tutti noi siamo stati chiamati dalla misericordia di Dio, che non si stanca di chiamare, non si stanca di essere vicino, non si stanca di perdonare. Dove sono le radici della nostra vocazione cristiana? Nella misericordia di Dio». La missione come annuncio del Vangelo deve essere a misura di una Chiesa come «casa comune, luogo delle relazioni, e convivenza delle diversità…..e in quella diversità, la ricchezza dell’unità. E chi fa l’unità? Lo Spirito Santo».

L’evangelizzazione – ha detto – ha bisogno di pazienza per aspettare che i semi gettati nel terreno crescano. Per rimettersi sempre in viaggio, per «entrare nella vita di persone fino ad allora sconosciute; la pazienza di accogliere la novità senza giudicarla frettolosamente; la pazienza del discernimento, che sa cogliere i segni dell’opera di Dio ovunque; la pazienza di “studiare” altre culture e tradizioni, soprattutto la pazienza dell’accompagnamento: lascia crescere, accompagnando».

Il viaggio di papa Bergoglio all’insegna del dialogo ecumenico e fraterno, prosegue domani per la Grecia dove si concluderà domenica 5 dicembre con la visita all’isola di Lesbo (dove si recò già nel 2016) e l’incontro con i profughi che vi sono ospitati.