«La Chiesa in Amazzonia esige che vengano prese misure urgenti per fermare le attività predatorie e, allo stesso tempo, che si investano forze alternative alla proposta fallita di progresso e sviluppo che distrugge l’Amazzonia e minaccia la vita dei suoi popoli».
Tramite un dettagliato documento “sulla situazione di persone e foreste nei tempi della pandemia Covid-19“, i vescovi dell’Amazzonia brasiliana hanno denunciato le continue violenze subite dai popoli indigeni. E chiesto alle autorità del Brasile 13 interventi urgenti.
«Il coronavirus che ora ci sta affliggendo – scrivono i vescovi – e la crisi socio-ambientale stanno già facendo prevedere un’immensa tragedia umanitaria causata da un collasso strutturale».
Tra le misure richieste c’è quella di «salvare vite umane, ricostruire comunità e relazioni», «proteggere la salute delle persone», «garantire la sicurezza alimentare», rifiutare «lo sfruttamento speculativo delle foreste, delle miniere e il land grabbing».
La Commissione episcopale per l’Amazzonia, partendo dalle gravi omissioni di responsabilità sull’emergenza pandemica, fa il punto sulle molte ingiustizie avallate dalle autorità federali e statali, ai danni degli abitanti delle foreste.
«I popoli dell’Amazzonia richiedono un’attenzione speciale da parte delle autorità affinché le loro vite non vengano ulteriormente sottoposte a violenza -esordiscono i vescovi illustrando le carenze sanitarie – Il tasso di mortalità è uno dei più alti nel paese e la società sta già assistendo al collasso dei sistemi sanitari nelle principali città, come Manaus e Belém».
L’Assemblea prosegue scrivendo che «le statistiche fornite dai media non corrispondono alla realtà. Il test non è sufficiente per conoscere la vera espansione del virus. Molte persone con evidenti sintomi della malattia muoiono a casa senza assistenza medica e accesso a un ospedale».
Segue un primo appello alle autorità:
«Alla luce di questo scenario pandemico spetta alle autorità pubbliche attuare strategie responsabili per i settori di popolazione più vulnerabili. Popoli indigeni, le comunità quilombole e altre comunità tradizionali corrono un rischio elevato, che si estende anche alla foresta, dato l’importante ruolo di queste comunità nella sua conservazione».
L’emergenza sanitaria va ad aggiungersi alle conseguenze nefaste dell’estrattivismo minerario:
«La ricerca dell’oro, l’estrazione mineraria e la deforestazione per la monocoltura di soia e l’allevamento di bestiame per l’esportazione sono aumentate in modo allarmante negli ultimi anni».
Ha contribuito alla deforestazione: «l’evidente allentamento delle ispezioni e il continuo discorso politico del governo federale contro la protezione dell’ambiente e le aree indigene protette dalla Costituzione Federale».
I vescovi denunciano anche la scelta politica di usare le armi: «Siamo inoltre preoccupati per la militarizzazione del Consiglio nazionale per l’Amazzonia Legale, ai sensi del decreto n. 10.239, 11 febbraio 2020, costituito soltanto da membri del governo federale, senza la partecipazione degli Stati, dei comuni, né della società civile, e il suo trasferimento dal Ministero dell’Ambiente alla Vice Presidenza della Repubblica».
Infine, l’appello: «Noi, vescovi dell’Amazzonia brasiliana che firmiamo questa nota, invitiamo la Chiesa e l’intera Società civile a richiedere interventi urgenti dal Governo Federale, dal Parlamento Nazionale, dai Governi Statali e dalle Assemblee legislative al fine di:
- Salvare vite umane, ricostruire comunità e relazioni attraverso il rafforzamento delle politiche pubbliche, in particolare del Sistema Unificato per la Salute (SUS);
- Ripudiare i discorsi che squalificano e screditano l’efficacia delle strategie scientifiche;
- Adottare misure restrittive per l’ingresso delle persone in tutti i territori indigeni;
- Garantire la sicurezza alimentare degli indigeni
- Condurre test sulla popolazione indigena per adottare le necessarie misure di isolamento e prevenire la diffusione del COVID-19;
- Inoltre si chiede di abrogare una serie di decreti e leggi che violano i diritti umani. In allegato il link alla nota integrale pubblicata dai vescovi