Verso operazione di terra su Gaza, la rappresaglia più temuta

Come la stampa estera (soprattutto araba) vede il conflitto tra Israele ed Hamas

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«C’è stato un drammatico ribaltamento di ruoli nelle ultime 48 ore per uno Stato abituato ad esercitare un controllo totale su oltre 7 milioni di palestinesi».

Lo scrive Middle East Eye a pochi giorni dall’attacco di Hamas, che dalla Striscia di Gaza e dal sud del Libano, ha lanciato tra i 3mila e i 5mila razzi su Israele. (clicca qui)

«Sono i residenti di Sderot stavolta, a rimanere asserragliati nei loro seminterrati (sperando che il loro esercito arrivi presto a proteggerli), anziché essere i residenti di Nablus o di Jenin a venire traumatizzati dagli attacchi dei coloni e dai raid armati di Israele», prosegue David Hearst sul quotidiano che copre l’intero mondo arabo.  Una situazione del tutto capovolta.

Israele non più come forza militare occupante in power e under control, dunque, in grado di gestire la situazione sul campo, ma un Paese smarrito e sotto scacco. Apparentemente colto di sorpresa e colpito al cuore.

Sulla stampa araba e su quella internazionale – dalla Associated Press ad Haaretz a Middle East Monitor – è un continuo uso di avverbi temporali e modali, come «stavolta», per «la prima volta», «sorprendentemente».

Ed è chiaro che si è andati (stavolta) ben oltre il limite consentito. Oltre l’asticella tollerata dalla comunità internazionale.

«Stavolta – scrive Isabel Debre su APquelli di Hamas che comandano a Gaza, hanno rapito decine di civili israeliani e di soldati, come parte di un attacco scioccante e portato avanti su più fronti.  

Il Movimento per il Jihad Islamico in Palestina (fondato nel 1987 a Gaza ndr.), gruppo militante più piccolo e più audace di Hamas, ha dichiarato di aver sequestrato circa 30 ostaggi». 

La cattura di ostaggi, di cittadini israeliani e non solo (diversi internazionali sono nelle mani dei rapitori), per la prima volta tra le grinfie di un movimento terroristico (o più d’uno) palestinese, ha lasciato senza parole il mondo intero. Forse più dei razzi, dell’attacco massiccio “oltre confine”.

Una dichiarazione di guerra senza precedenti. La stampa estera, il sito di Al Jazeera in primis, ma anche l’indiano Mint e il britannico Finacial Times, tuttavia non parlano di conflitto israelo-palestinese stavolta, ma di conflitto tra Israele e Hamas.

Lasciare i palestinesi (la gente comune, gli abitanti di Gaza e della Cisgiordania) fuori dalla definizione di aggressori è un preciso intento di certa stampa estera più equilibrata.

Tra le vittime tout-court rientrano senz’altro le decine di migliaia di innocenti palestinesi che da anni subiscono attacchi armati ed aggressioni, sia dentro che fuori Gaza.

E che anche anche stavolta vedono chiusa e sotto assedio la striscia di terra nella quale hanno la sfortuna di essere nati.

Ma come hanno reagito gli abitanti di Gaza la mattina di sabato 7 ottobre, di fronte alla improvvisa notizia dell’impennata di Hamas? Lo racconta bene il quotidiano Haaretz: superato il primo momento di stupore e paralisi, i gazawui hanno cominciato a temere per le proprie vite.

«Sorpresi dai rapimenti hanno presto realizzato che il numero di morti e la quantità di ostaggi in Israele porteranno ad una grave ritorsione.

“Sarà una punizione collettiva”, gridano i residenti di Gaza».

Così scrive Sheren Falah Saab su Haaretz. Si parla di possibile “invasione totale” e di attacco boots on the grownd su Gaza. Esercito israeliano in campo.

Perché la reazione sarà verosimilmente superiore a tutte le precedenti reazioni mai avute finora.

«L’esercito israeliano ha bombardato più di 200 target a Gaza la scorsa notte e dice di aver messo in sicurezza il confine con l’enclave», scrive il Financial Times. Insomma, adesso nel mirino c’è l’intera Gaza Streep: quei 40 km di terra al confine con Egitto ed Israele alla costante mercè di bombardamenti aerei “punitivi”. (clicca qui)

Operazione Protective edge (scogliera solida in arabo) era stata chiamata la campagna militare contro Gaza nel 2014.

Refaat al Areer, residente di Gaza ha raccontato ad Al Jazeera di aver passato un’intera notte insonne sotto il costante suono dei bombardamenti aerei sull’enclave.

«Puntavano sulle case e sulle famiglie che dormivano, sulle moschee e sulle aree residenziali e commerciali», racconta Refaat.

La rappresaglia appare già del tutto sproporzionata e il timore è che l’escalation porti solo ulteriore disperazione, proprio in virtù di quegli ostaggi in mano ad Hamas.

Impossibile sperare di frenare la guerra con la guerra.

(La foto di Gaza datata 2021 è di Michele Giorgio)