L’abbraccio dell’Arena in una giornata indimenticabile per Verona.
E non solo. Bandiere colorate, fazzoletti bianchi, applausi, canti, il popolo della pace in festa: 12.500 persone in rappresentanza di oltre 200 associazioni e movimenti popolari italiani, hanno accolto papa Francesco, dopo il saluto in San Zeno con i sacerdoti e il dialogo con i bambini nella piazza antistante la Basilica.
La presentazione del Manifesto della Pace è il momento che segna la conclusione della prima fase di approfondimento dei cinque tavoli dedicati ad altrettante tematiche d’impegno civile.
Ma è anche il passaggio ad una fase di impegno, con la prospettiva di campagne comuni da rilanciare, tra cui quella di frenare il tentativo di depotenziare la legge italiana sul commercio delle armi. Accompagnato dal vescovo monsignor Domenico Pompili, il pontefice ha attraversato la folla fermandosi a benedire bambini e ammalati, segno di attenzione ai piccoli del Vangelo, agli ultimi da cui possono partire processi di solidarietà e di pace.
Che la pace non sia una bella utopia ma una scelta coraggiosa, è stato sottolineato dalle testimonianze di don Luigi Ciotti, di una mamma in collegamento da Israele, di una attivista di Betlemme, e dai rappresentanti dei tavoli che si sono impegnati a «creare alleanze e reti ovunque nel mondo, convinti che la pace o è di tutti o non è di nessuno».
Convinti che Arena 2024 non sia che «l’inizio di un percorso generativo permanente, consapevoli che la pace va promossa, preparata, curata, sperimentata e organizzata».
Per il “Tavolo Migrazioni”, Elda Baggio di Medici senza frontiere e João Pedro Stédile del Movimento dei senza terra hanno parlato dell’importanza di schierarsi in difesa delle vittime.
«È il Vangelo che ci dice di metterci dalla parte dei piccoli, dei deboli, dei dimenticati – ha risposto Francesco -.
Li pone in mezzo agli altri, li presenta a tutti come testimoni di un cambiamento necessario e possibile.
Uscire dall’indifferenza è la conversione che cambia la nostra vita e il mondo».
Dal “Tavolo Lavoro ed economia” due testimonianze: le parole di Maoz Inon venuta da Israele dove i suoi genitori sono stati uccisi il 7 ottobre scorso e di Aziz Sarah, palestinese che ha perso il fratello in guerra.
Due imprenditori che credono «che la pace sia la più grande impresa da realizzare. Non ci può essere pace senza un’economia di pace e di giustizia».
Papa Francesco ha spiegato che le «spinte a ridurre l’essere umano solo ad alcune dimensioni, legate alla logica del guadagno» devono essere arginate ritrovando «una fiducia radicata nella scoperta di essere parte di una comunità, di una storia, di un futuro insieme».
Annamaria Panarotto delle mamme No-Pfas di Vicenza, un gruppo di genitori contro l’inquinamento dell’acqua, e Vanessa Nakate, attivista ugandese hanno parlato per il “Tavolo sull’Ambiente”.
«Nella nostra società si respira un’aria stanca –ha detto il papa – tanti non trovano ragioni per portare avanti le loro attività quotidiane.
Occorrerebbe saper rallentare, e fare spazio dentro di noi all’azione di Dio.
La sfida enorme è quella di andare controcorrente per riscoprire e custodire questi ritmi naturali.
E non dobbiamo inventare tutto da zero, anzi, in tante altre culture possiamo trovare tesori di sapienza e di esperienze a cui possiamo attingere».
Andrea Riccardi della Comunità di Sant’Egidio e Sergio Paronetto di Pax Christi hanno rappresentato il “Tavolo Disarmo” a nome delle associazioni impegnate per la pace.
A loro Francesco ha spiegato che «saremo sempre chiamati a fare i conti con le tensioni e i conflitti.
Il primo passo da fare per vivere in modo sano tensioni e conflitti è riconoscere che fanno parte della nostra vita, sono fisiologici, quando non travalicano la soglia della violenza.
Dobbiamo lasciarci interpellare dal conflitto, metterci in ricerca.
Questo è possibile attraverso il dialogo, che è fatto di ascolto. Il dialogo e il rispetto possono maturare quando si uniscono le mani prima ancora che i pensieri».
Infine per il “Tavolo Democrazia Diritti” ha parlato Mahbouba Seraj venuta dall’Afghanistan: «Nel mio Paese abbiamo visto fallire l’illusione di una democrazia costruita a tavolino», ha detto e Francesco ha risposto che «Il futuro dell’umanità non è solo nelle mani dei grandi leader, delle grandi potenze e delle élite.
È soprattutto nelle mani dei popoli; nella loro capacità di organizzarsi e anche nelle loro mani che irrigano, con umiltà e convinzione, questo processo di cambiamento».
«Gli accordi di pace devono nascere dalle realtà e non dalle ideologie che non hanno piedi per camminare e mani per curare le ferite – ha detto il papa salutando l’Arena -.
La pace non sarà mai frutto dei muri e delle armi, della paura. Seminiamo speranza, come state facendo voi in questa Arena. Non scoraggiatevi: in piedi costruttori di pace, come diceva don Tonino Bello».