Venezuela: l’arrivo di Trump è un disastro per chi vuole fuggire da Maduro

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Il 2025 è iniziato con due eventi chiave destinati ad avere grandi ripercussioni in Messico: l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, e dieci giorni prima, quello di Nicolás Maduro, alla sua terza presidenza consecutiva in Venezuela.

Già sappiamo cosa accadrà con Trump alla guida degli Stati Uniti nei prossimi quattro anni: più deportazioni di migranti, un crescente protezionismo tariffario contro qualsiasi Paese si opponga alle sue politiche economiche, la chiusura delle frontiere con la costruzione dei 2mila chilometri di muri.

 Tutti i segnali di “tolleranza zero” nei confronti dei migranti che include la Riforma dello loro status di protezione temporanea per facilitare l’accesso al lavoro, il cosiddetto Tps (Temporary Protected Status).

Il “sogno americano” si sta trasformando in un incubo e da anni è quello che accade ai tanti venezuelani che, vista l’aggravarsi della crisi istituzionale e democratica nel loro Paese, hanno ripreso ad emigrare in massa.

Secondo i dati della Piattaforma di coordinamento per rifugiati e migranti venezuelani R4V, che include tutte le agenzie Onu, infatti, a dicembre scorso i rifugiati, migranti e richiedenti asilo venezuelani nel mondo erano già 7,9 milioni.

Ma «poiché numerose fonti governative non tengono conto di quelli senza status regolare è probabile che il numero sia più elevato».

Di certo, la rottura delle relazioni tra il governo del Venezuela e i Paesi dell’America Latina che non hanno riconosciuto la vittoria del presidente de facto Maduro, il 28 luglio scorso, ovvero Argentina, Cile, Costa Rica, Ecuador, Panama, Perù, Repubblica Dominicana e Uruguay, ha avuto un impatto sull’aumento della loro emigrazione già nel secondo semestre del 2024, come documentano i dati della R4V.

Soprattutto Colombia e Brasile hanno segnalato un grande aumento nell’accoglienza di migranti e rifugiati da Caracas rispetto ai mesi precedenti, mentre il governo del presidente cileno Gabriel Boric ha invitato a prepararsi all’arrivo di tantissimi venezuelani e ha proposto ai suoi omologhi latinoamericani di concordare delle “quote” di migranti che ciascun Paese sarà disposto ad accogliere quest’anno.

(Una versione estesa di questo articolo è stata pubblicata sul numero di gennaio di Popoli e Missione)