Un’idroambulanza da salvare

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Sul numero di Popoli e Missione in uscita a giugno, è in pubblicazione un articolo che lancia un appello. La nostra redazione volentieri lo anticipa, sperando nella risposta di uomini e donne di buona volontà del mondo missionario e/o della cooperazione internazionale.

 

«Aiutateci ad aiutarvi!». E’ l’accorato appello che Fulvio Rostagno, fondatore e presidente di ForAfricanChildren (piccola onlus torinese, dal cuore grande), lancia con ogni mezzo alle istituzioni congolesi, perché in Repubblica Democratica del Congo (RDC) possa arrivare un’idroambulanza fluviale completa di tutto punto, che da due anni attende sulla banchina del porto di Cremona di partire per il Paese africano.

Equipaggiata per i soccorsi di emergenza, ma anche per espletare le funzioni di una piccola clinica medica viaggiante, l’idroambulanza realizzata grazie alla generosità di singoli, famiglie, imprese, comunità è ormai pronta da tempo: sarebbe dovuta partire non appena fosse stata completata, grazie all’interessamento di alcune persone «che ci avevano garantito di seguire gli aspetti logistici del trasporto e quelli burocratici dell’ingresso in Congo; ma – spiega amaramente Fulvio Rostagno – queste persone ci hanno tradito. Ci avevano assicurato anche di aver trovato un partner locale che si sarebbe preso in carico la gestione del mezzo, ma si sono dileguate».

Il presidente di ForAfricanChildren e con lui Lorella Mantino, cofondatrice della onlus, sono afflitti per la paradossale situazione che si è venuta a creare: «La nostra onlus è abituata ad aiutare i bambini africani con semplici mezzi. Siamo partiti con questo progetto più grande di noi perché sapevamo di avere le spalle coperte: altrimenti non lo avremmo mai fatto. E, infatti, le persone che hanno creduto nella realizzazione dell’idroambulanza sono state tante e con la loro generosità è stata costruita in poco tempo».

Effettivamente le caratteristiche, le potenzialità e il valore del mezzo sono eccezionali: l’ampia cabina offre due postazioni mediche con al centro una zona di servizio dotata di lavabo e piani di appoggio; la barca permette di assistere più pazienti a bordo e garantire servizi sanitari come visite mediche periodiche, piccoli e medi interventi chirurgici, vaccinazioni, campagne di informazione sanitaria, visite specialistiche, parti; è dotata di incubatrice da trasporto, bilance, strumenti pediatrici, presidi medici per il trasporto dei traumatizzati, defibrillatore, acqua potabile. Ma quello che più conta è che permette di raggiungere in poche ore località lungo i fiumi congolesi, totalmente inaccessibili via terra, che ad oggi si raggiungono con due o tre settimane di navigazione in piroga: tempi insostenibili per infermi, malati o donne in gravidanza.

Chiara Castellani, medico missionario in RDC da 27 anni, ha da subito accolto come una manna dal cielo l’idea di poter disporre di questo mezzo. Ovviamente, però, la dottoressa potrebbe utilizzare l’idroambulanza dal punto di vista sanitario, ma avrebbe bisogno di qualcuno che in loco la gestisca da un punto di vista logistico (custodia, guida, manutenzione).

Da qui l’appello di Rostagno a tutte le istituzioni congolesi, vescovi e missionari compresi, perché a livello locale si faccia avanti qualcuno che se ne possa prendere carico: «L’idroambulanza è spartana ma robustissima, facilissima da mantenere e da pilotare».

I problemi, oltre al partner locale da trovare per la gestione quotidiana del mezzo, sono due: il trasporto da Cremona a Matadi (il porto dove dovrebbe approdare in RDC) che richiede circa 15mila euro, e il tempo che sta per scadere.

Sì, perché il Cantiere Teknokat Marine di Cremona, che ha donato lo scafo e la banchina dove realizzare l’idroambulanza e ormeggiarla in questi due anni, adesso ha bisogno di riappropriarsi di quello spazio nel porto cremonese: «Non possiamo più approfittare della pazienza e della generosità di Teknokat Marine, che ha dimostrato di avere un cuore enorme in questo progetto», spiega Rostagno.

Ecco perché l’urgenza impone delle scelte radicali: «Se entro l’inizio dell’estate non troveremo il modo di donarla a qualcuno, saremo costretti a demolirla», confessa con la morte nel cuore colui che l’ha sognata, ideata, vista nascere, crescere e completarsi.

Sarebbe un colossale fallimento, ma il presidente di ForAfricanChildren è fiducioso: «So che da qualche parte c’è qualcuno disposto a prendersi in carico questo progetto, ma non so come raggiungerlo. Aiutatemi a trovarlo!» è il suo accorato appello.

Il tempo stringe e la demolizione dell’idroambulanza sarebbe l’ultima cosa al mondo che vorrebbero tutti i donatori che hanno contribuito a realizzarla, compresa la Teknokat Marine. Rostagno non ha ancora perso l’ultima speranza: ringrazia Luca Attanasio, ambasciatore italiano in RDC, per l’interessamento e la determinazione con cui si è preso a cuore la questione, oltre che per la disponibilità a risolvere i problemi burocratici locali.

Ma il presidente di ForAfricanChildren non esclude che l’idroambulanza possa raggiungere un altro luogo del Sud del mondo in cui c’è la necessità di questo mezzo e la disponibilità a riceverlo: «Di fronte all’imminente minaccia della rottamazione, siamo disposti a donare la clinica fluviale a chiunque ne abbia bisogno e ci assicuri il suo utilizzo», confessa.

L’appello è per tutti, nessuno escluso: chiunque ha un’idea la tiri fuori. Ma lo faccia in fretta: il tempo sta per scadere.