Alcune isole tropicali sono sul punto di scomparire per via dell’innalzamento del livello dei mari legato ai cambiamenti climatici in atto.
Accade nell’arcipelago delle isole Tuvalu, uno Stato indipendente polinesiano circondato dall’Oceano Pacifico.
Ha fatto il giro del mondo la foto della conferenza stampa del primo ministro Kausea Natano in giacca e cravatta che parla dietro ad un leggio, con le bandiere alle spalle e le gambe a mollo nel mare.
Una immagine surreale e purtroppo terribilmente reale se ci soffermiamo sulle parole che la accompagnano.
«Siamo difronte ad una situazione incombente: la quasi certezza di un’inondazione definitiva».
I 10.650 abitanti sparsi su 26mila chilometri quadrati totali, sono alla disperazione perché stanno perdendo la loro terra e non sanno quale sarà il loro insediamento possibile.
Collocato tra le Hawai e l’Australia, l’arcipelago Tuvalu è ora al centro di una guerra di influenza tra superpotenze mondiali.
Cina e Usa si contendono le spoglie di una delle più piccole nazioni al mondo e per la sua particolare responsabilità nella transizione il ministro Kausea Natano è tra i candidati al premio Nobel per la pace.
«Se le maree aumenteranno il Paese potrebbe essere completamente sommerso nel giro di pochissimi anni.
Così quella che era una nazione rappresentata all’Assemblea delle Nazioni Unite, diventerà solo un nuovo pezzetto di fondale marino, abitato da pesci e molluschi.
Per noi umani, a quel punto, Tuvalu sarà visitabile soltanto muniti di maschera e boccaglio facendo snorkeling o immersioni».