Don Angelo: “Tigray in trappola, finite le provviste resta la fame”

Il salesiano don Regazzo dall'Etiopia: "impossibile contattare i nostri confratelli".

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«Il Tigray è in trappola, in gabbia. Presto finiranno le provviste e allora sarà vera fame».

A dirlo è un missionario salesiano che vive ed opera ad Abbis Abeba in Etiopia, don Angelo Regazzo, parlando del drammatico epilogo della guerra nella regione indipendente e secessionista del Tigray.

Il Nord del Paese è da mesi nella morsa di una guerra spietata (da quando cioè a novembre scorso, l’esercito etiope, sostenuto da quello eritreo tiene in ostaggio un’intera popolazione, dopo l’insurrezione del Tplf), ora forse arrivata ad un epilogo.

I “ribelli” tigrini chiedono però garanzie prima di poter accettare le condizioni del ‘cessate-il-fuoco’: vogliono che le truppe dell’Eritrea, sconfinate in territorio etiope a sostegno del premier Abiy Ahmed, si ritirino. Come battono in queste ore le agenzie internazionali, il Tplf è tornato a Macallè stamani per «sobillare le folle» e chiedere il ritiro completo delle truppe nemiche.

Il problema però nella regione va ben oltre le armi: i civili tigrigni soffrono di una crisi umanitaria senza precedenti e sono vittime di una violenza cieca da parte delle truppe, che attaccano proprio i civili.

«La situazione nel Tigray è tragica: il governo, sotto pressione dell’America – spiega don Angelo – ha dichiarato il cessate-il-fuoco unilaterale ma che i tigrigni non hanno accettato perchè ci sono ancora diversi gruppi di combattenti».

Il Tigray è senza internet, senza combustibile, e senza linea telefonica, ci conferma il missionario: «noi non riusciamo a contattate i 4 confratelli della nostra comunità che abbiamo nel Tigray e praticamente la gente è in gabbia».

Se la comunità internazionale non interviene, avverte don Angelo, «ci sarà una crisi umanitaria senza precedenti perchè non si permette agli aiuti umanitari di transitare e la povera gente si trova tra l’incudine e il martello».