Sudan, “è una lotta per il potere tra due generali, non una guerra civile”

Il sociologo francese Roland Marchal spiega perchè la popolazione è in trappola.

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In Sudan non è in corso una guerra civile ma un “power struggle“, una lotta per il potere tra due generali in ascesa, che si combattono per occupare il vuoto politico e militare.

Peraltro lasciato vacante fin dalla dipartita di Omar al Bashir nel 2019, e mai riempito.

«Uno dei due, il generale Hemedti, a capo del gruppo para-militare delle Rapid Support Forces è decisamente isolato, sia a livello regionale che interno».

Non gode del sostegno del popolo e a quanto pare neanche dei paesi limitrofi, ma avrebbe invece il sostegno delle monarchie del Golfo.

L’altro, «il generale Burhan, gode di una parte di consenso interno e dell’appoggio dell’Egitto».

L’analisi è di Roland Marchal, sociologo del Centre des Recherches Internationales di SciencePo a Parigi, autore di diversi saggi, imprigionato in Iran tra il 2019 e il 2020.

Intervistato dall’emittente francese France 24, Marchal spiega che il popolo sudanese si trova tra l’incudine e il martello: «è abbastanza certo che non ami Hemedti, e che molta parte della popolazione sostenga Burhan», dice.

Non c’è una vera spaccatura nel popolo, dice, dunque non si delinea un quadro da guerra civile quanto piuttosto da “guerrilla”.

Il generale dell’esercito regolare inoltre sarebbe stato armato anche dall’Egitto che ha fornito basi logistiche e munizioni, mentre non risulta che le Rapid Support Forces ricevano sostegno dai Paesi della regione, ma è probabile che godano dell’appoggio saudita.

Il problema reale è che le milizie paramilitari hanno solide basi in Darfur e nel Kordofan e nel Blue Nile, ad ovest del Sudan, poichè prendono origine dalle milizie Janjaweed, combattenti arabi noti a metà degli anni Ottanta.

«Nel 2015 le RSF assieme all’esercito del Sudan, iniziarono ad inviare truppe per combattere nello Yemen in appoggio a sauditi ed emirati arabi», scrive Al Jazeera in una lunga analisi.

In questo momento il Sudan vive una spietata lotta armata tra due uomini e i rispettivi eserciti, che, nonostante i richiami della comunità internazionale ad un cessate il fuoco, non hanno intenzione di deporre le armi.

Sono oltre duecento per ora i morti, e il Paese è entrato nel quarto giorno di conflitto: lo spazio aereo è stato chiuso ieri, il popolo è isolato e si temono altri bombardamenti su postazioni civili e abitazioni.