Il racconto di padre Brighton Zimba, comboniano

Sudan: 10 mln di sfollati, una guerra ininterrotta da 14 mesi

"Preghiamo davvero che questa guerra finisca presto, Dio volendo"

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Oltre 10 milioni di persone in tutto il Sudan in questi mesi sono state costrette ad abbandonare la propria casa e risultano attualmente sfollate.

LOrganizzazione Internazionale delle Migrazioni, calcola che dall’inizio del conflitto (marzo 2023) ad oggi, ben 7,26 milioni di persone hanno lasciato le abitazioni, andando a sommarsi ai 2,83 milioni di sudanesi che già prima della guerra erano fuggiti via.

Khartoum, la capitale, oggi appare come una città fantasma, dove il quartier generale governativo è tuttavia riconquistato dai militari.

Il Darfur è la regione più attaccata e sotto scacco.

Abbiamo incontrato padre Brighton Zimba, missionario comboniano zambiano, che ha vissuto a Khartoum fino allo scoppio della guerra l’anno scorso, e ha poi raggiunto l’Egitto.

Padre Brighton oggi si trova a Roma, in attesa di ripartire per il Cairo.

Dice che il suo cruccio più grande è il fatto che la missione si sia interrotta e che il Paese oggi è dilaniato.

Sebbene ci siano ancora i comboniani di Port Sudan.

Ci racconta i momenti iniziali del conflitto, le ragioni del voltafaccia tra i due generali ‘rivali’ (che in precedenza si erano alleati in funzione anti-Bashir).

Quando tutto è cominciato il 15 aprile del 2023, era un sabato, «io stavo preparando la mia omelia per la domenica – ricorda il comboniano – si sentivano spari ovunque e il rumore aumentava di ora in ora.

Quella settimana il capo dei militari Al-Buhran aveva lanciato un’allerta: ma pensavano che nel giro di due ore tutto sarebbe finito.

Invece gli spari sono proseguiti e la domenica non c’era nessuno a messa». 

Qualcosa è andato storto, dice, i patti sono saltati, ed «è iniziata una fase molto molto confusa, fino a quando è scoppiata la guerra aperta ad aprile del 2023», ricorda il missionario comboniano.

«Io mi trovavo a Khartoum, avevo lasciato Kosty e sarei dovuto partire per un nuovo servizio a il Cairo.

L’aeroporto era in mano ai soldati, tutto era confuso e non si capiva nulla.

Noi eravamo in cinque, chiusi dentro la casa di Khartoum: tre comboniani e due cuoche. 

Per una settimana siamo rimasti chiusi dentro senza corrente, e la domenica dopo, finita la messa tra di noi, gli aerei passavano sopra le nostre teste e 20 minuti dopo una bomba è caduta sulla chiesa.

Eravamo nella casa accanto la chiesa: ci siamo nascosti sotto le tavole, c’erano bombe dal cielo e soldati da terra.

Abbiamo aperto la porta e visto il fuoco.

Dovevamo fuggire via, ma io non volevo lasciare la casa, Dio mi ha aiutato: se fossi rimasto dentro sarei morto». 

Nelle zona di Khartoum erano attive tre comunità comboniane, per salvarsi i padri avrebbero dovuto attraversare il ponte e raggiungere la città gemella di Khartoum.

«Abbiamo messo le bandiere bianche alle macchine e ci siamo incolonnati: andavamo pianissimo.

Grazie a Dio abbiamo attraversato il ponte e a Omdurman, sul Nilo, era tutto più tranquillo; da lì le suore e un confratello anziano hanno cercato di prendere il volo dell’ambasciata».

Ma solo gli europei avevano diritto a quei voli: come fare per lasciare il Paese per gli africani?

«Abbiamo aspettato alcuni giorni all’aeroporto, e alla fine ci hanno portati su uno dei voli delle ambasciate e siamo arrivati in Egitto».

 Padre Brighton, nonostante tutto, conferma: «sono stato molto contento nei miei sei anni di vita e missione in Sudan, il paese della prima missione di Daniele Comboni.

Almeno fino al 2019, prima e dopo il Colpo di Stato, e la dipartita del presidente Bashir abbiamo potuto operare».

I due generali che oggi si combattono – Dagalo ed Al-Burhan – prima del 2019 avevano stretto un accordo tra di loro per deporre il dittatore spietato, Bashir.

L’accordo prevedeva che si sarebbero spartiti il potere, ma poi avrebbero dovuto cedere le istituzioni ai civili.

Da lì la rottura, il caos, la guerra.

Oggi il conflitto va avanti e il negoziato sembra interrotto.

I rifugiati lasciano il Paese e scappano in Ciad, in Egitto, in Sud Sudan.

Qui sotto una breve video-intervista a padre Brighton nella casa dei Comboniani a Roma.