«I migranti sono costretti a trovare nuove rotte (per proseguire il loro viaggio dall’Africa all’Europa ndr.) ma queste non sono sicure, anzi, facilitano spesso il traffico di esseri umani, la tortura e la schiavitù».
A dirlo è Isidore Collins Ngueuleu dell’Organizzazione Mondiale contro la Tortura, intervenuto oggi ad una conferenza stampa dell’Asgi (Associazione per gli Studi giuridici sull’immigrazione).
Nel corso dell’incontro si è discusso del ricorso presentato da una serie di sigle della società civile africana alla Corte di Giustizia dell’Ecowas contro una legge del 2015 approvata dal Niger che di fatto «criminalizza le persone migranti».
Il Paese dal 2016 «si è trasformato in un luogo di stallo dei movimenti che dall’Africa occidentale si spingono verso il Nord Africa e l’Europa», dice l’Asgi.
L’ impasse nigerina tuttavia non ferma affatto i flussi migratori (poichè sono inarrestabili per via delle guerre e dell’instabilità politica non solo africana), ma spinge le persone a passare altrove per raggiungere l’Europa.
«Le rotte praticate nel corso dei secoli sono quelle più conosciute – ha spiegato Ngueuleu – tramite il Burkina Faso e il Niger ad esempio, e non poterle più utilizzare costringe a sperimentarne di nuove», facilitando situazioni di pericolo, sofferenza e morte.
Nel maggio del 2016 la Repubblica del Niger ha approvato, a seguito delle pressioni dell’Unione europea, una legge che ha «gravemente compromesso il diritto alla libera circolazione all’interno dell’area Ecowas e ha determinato la sistematica violazione dei diritti umani delle persone migranti nel paese», spiega l’Asgi.
Pertanto a maggio del 2022, l’Association Malienne des Expulsés e l’Associazione Jeunesse Nigérienne au Service du Développement Durable hanno presentato un ricorso alla Corte di giustizia della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) contro tale legge.
Il verdetto è atteso già ad ottobre di quest’anno.
«La questione migratoria è complessa ed è molto minacciata: la rotta migratoria è cambiata e trova alternative molto pericolose», ha ribadito Ibrahim Mukhtar, della Nile University di Abuja.