Somalia: bomba al Shabab riaccende timori da ‘scenario afghano’

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Mogadiscio, travagliata capitale somala, è tornata al centro delle cronache mercoledì scorso dopo l’esplosione di un’auto bomba che ha ucciso almeno otto persone e ne ha ferite nove.

L’attentato suicida è stato subito rivendicato dal gruppo estremista al-Shabab che ha fatto sapere come il target dei terroristi fossero dei funzionari, “white officials”, che sarebbero dovuti transitare nelle vicinanze.

La ripresa di attentati potrebbe essere collegata all’imminente chiusura della missione Amisom dell’Unione Africana (in realtà prolungata di altri tre mesi) e anche costituire una sorta di avvertimento alle Nazioni Unite affinchè accelerino le procedure del ritiro.

L’Amisom è una missione avviata nel 2007 ed autorizzata dal Consiglio di Sicurezza Onu. La strada dove è esplosa l’auto carica di esplosivo conduce verso l’aeroporto di Mogadiscio.

A dare la notizia il dottor Abdulkadir Adam del Medina hospital e fondatore del servizio Aamin ambulance, che ha riferito all’Associated Press quanto raccontato da alcuni testimoni oculari.

Nel mirino dei terroristi ci sarebbe stato un convoglio delle Nazioni Unite, ma un portavoce ha chiarito che in quel convoglio non c’era alcun funzionario nè contractor in forze all’Onu.

Il 25 novembre scorso (poco prima che l’Onu decidesse per un rinnovo della missione Amisom), un attentato simile aveva ucciso altre otto persone a Mogadiscio.

Il gruppo al-Shabab è collegato ad al-Qaida e controlla diverse zone della Somalia: da qualche tempo il timore degli analisti internazionali è che al Shabab in Somalia possa prendere maggior spazio e potere, dopo che la missione dell’Unione Africana in Somalia avrà abbandonato il campo.

L’ipotesi è che questi attentati possano essere collegati al ritiro.  

La Risoluzione 2614/2021 delle Nazioni Unite, adottata il 20 dicembre scorso, estende il mandato all’Amisom di altri tre mesi, fino alla fine di marzo 2022. 

Centri di ricerca e think tank di geo-politica parlano con insistenza per la Somalia, di uno scenario simil-afghano.

La società civile somala resterebbe in balia del gruppo islamista Al Shabab e della ulteriore islamizzazione della società con pesanti ripercussioni sulla vita della gente.

La Somalia «potrebbe qualificarsi come l’Afghanistan del Corno d’Africa per via della sua travagliata storia almeno dal 1991, e per una possibile voragine aperta verso i gruppi armati islamisti», scrive ad esempio Edmond J. Pamba dellInternational Institute for strategic studies.

(La foto in apertura non si riferisce all’ultimo attentato di mercoledì scorso, ma è un’immagine di archivio degli anni precedenti).