L’ospedale Benedetto XVI, che dal 2005 si erge su un altopiano del Kenya, nella diocesi di Nyahururu – per volontà del vescovo, monsignor Luigi Paiaro – è oggi il fiore all’occhiello dell’intera area: serve 670mila abitanti di una zona poverissima; nel 2019 ha assicurato 70 interventi chirurgici al mese; ha contato 56mila visite all’anno e 3.900 ricoveri; ha visto nascere oltre mille neonati, con parti naturali o cesarei; dispone di due sale operatorie, un pronto soccorso, un gruppo elettrogeno che sopperisce alle continue interruzioni di erogazione della corrente elettrica, una linea completa per la purificazione dell’acqua e molte attrezzature indispensabili per l’attività sanitaria ambulatoriale.
Non si tratta di un ospedale che afferisce al Sistema sanitario nazionale, ma di un nosocomio “missionario”. Sì, perché se in 15 anni è stato costruito e allestito, e oggi funziona al meglio – anche se necessita di ulteriori reparti e strutture – è grazie alla generosità e all’impegno di tante realtà e singole persone che hanno la missione nel cuore e si sono rimboccate le maniche per concretizzare un sogno.
Tutto comincia per volontà di un benefattore che, salvatosi durante un incidente aereo accaduto proprio nei cieli di Nyahururu, decide di restituire la grazia ricevuta finanziando la costruzione di quest’ospedale. Ma una volta completata la struttura, c’è bisogno di tutto il necessario per metterla in opera.
Qui entra in gioco una piccolissima associazione di Cadoneghe, in provincia di Padova, con un nome esplicito: Fraternità Missionaria. E’ il vescovo Paiaro, originario della città veneta, a chiederne il coinvolgimento. E i soci non si tirano indietro.
“Galeotta” è una foto scattata ad una religiosa della congregazione delle Suore Dimesse Figlie di Maria Immacolata, ritratta mentre si trova al capezzale di un malato molto anziano, in condizioni igienico-sanitarie strazianti: come lo scatto fotografico dimostra, suor Tiziana non si dà per vinta nell’assistere il degente; ma Dario Bedin, il fondatore e allora presidente della Fraternità Missionaria, decide di fare il possibile per dare dignità ai malati di Nyahururu, dove le suore operano.
E così, dal 2012, l’impegno della piccola associazione padovana non è mai venuto meno. Anzi, è cresciuto di anno in anno.
«Contribuire alla realizzazione e all’espansione dell’ospedale di Nyahururu – dice Sergio Mirandola, attuale presidente di Fraternità Missionaria ODV – è stata, ed è tuttora, una grande sfida per noi. Ho seguito e coordinato personalmente il progetto: aver riempito cinque container di attrezzature indispensabili per il funzionamento dell’ospedale è una bella soddisfazione. La nostra è una piccola associazione di volontariato e solidarietà, che conta oltre 300 soci desiderosi di aiutare i missionari nei diversi luoghi di necessità. Prendendoci in carico questo progetto, abbiamo fatto un salto di qualità».
Il presidente Mirandola e i suoi collaboratori sono stati capaci di coinvolgere molte realtà locali: «Per raccogliere i fondi necessari – racconta Mosè Pagnin, responsabile della comunicazione di Fraternità Missionaria – è stato fondamentale sensibilizzare più persone possibile, farci conoscere, raccontare il nostro progetto e coinvolgere tutti».
E così, piano piano, è nata una rete di solidarietà tra enti e istituzioni, come la Caritas Antoniana, i Cappuccini, la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, la Conferenza episcopale italiana; ma non sono mancate anche collaborazioni con Medici con l’Africa-Cuamm (ong per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane) e con singoli professionisti, come medici specialisti, infermieri, tecnici che hanno formato un’équipe sanitaria disponibile ad andare in Kenya per aiutare il personale locale e contribuire alla sua formazione.
A dirigere queste missioni mediche è Francesco Meduri, chirurgo, che assicura una costante consulenza a distanza attraverso le strumentazioni digitali, ma sta già organizzando la prossima spedizione per la primavera 2021.
Certamente il cantiere dell’ospedale è ancora aperto, poiché le necessità sono tante: Giacomino Padoan, progettista e direttore dei lavori, è già all’opera per realizzare due ascensori che aiutino i malati a raggiungere i piani superiori degli edifici; mentre Fernando Schiavon, tecnico degli strumenti di anestesia e monitoraggio, continua il suo prezioso lavoro nella messa a punto delle attrezzature elettromedicali, spesso recuperate di seconda mano.
Anche stavolta non mancherà il passaparola di solidarietà che ha permesso a questa piccola associazione di realizzare un progetto così grande.
(articolo pubblicato sul numero di novembre di Popoli e Missione)