Sinodo, suor Nathalie Becquart: “siamo tutti pellegrini missionari”

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«Parliamo di vescovi e di sacerdoti come se loro fossero altro e noi separate da loro. Ma invece non è così! Noi siamo tutti pellegrini missionari in cammino all’interno di una stessa comunità. La Chiesa sinodale è inclusiva».
Parole chiave in questo percorso che porta al sinodo sono “rinascita”, “ascolto”, “interculturalità” e “inclusività”.
A dirlo è Nathalie Becquart, saveriana, Sottosegretario al Sinodo dei vescovi, prima donna ad avere diritto di voto.
Suor Nathalie ha parlato all’assemblea plenaria dell’Uisg, Unione Internazionale delle Superiore generali, dal titolo: “abbracciare la vulnerabilità nel cammino sinodale” in corso a Roma.
«Le donne hanno un ruolo fondamentale in questo», ha precisato la missionaria, ma non sono le sole: ancora più importante è imparare a diventare «Chiesa di uomini e di donne che camminano insieme con pari dignità», seguendo «la chiamata ad essere comunità di comunità».
Suor Becquart ha aggiunto che «il dono che possiamo offrire come religiosi al cammino sinodale della Chiesa è la nostra esperienza con Dio, tramite un discernimento spirituale, poichè la sinodalità è una ricerca di Dio. Si tratta di rispondere alla sua chiamata.
La Chiesa sinodale in quest’ottica è vista come una rinascita», e «un viaggio pasquale».
«l’ecclesiologia sinodale ci permette di dare spazio agli altri, di essere presenti pur lasciando spazio. E’ un processo di conversione», ha spiegato la religiosa.
Per farlo è altresì importante «abbandonare schemi preconcetti di dominio culturale», afferma suor Nathalie.
«La cosa più importante che possiamo donare alla chiesa è quella di diventare solidali e interculturali, trovando strategie per vivere la comunione all’interno di culture diverse».
In altre parole, come ha poi aggiunto padre David McCallum, gesuita americano, intervenuto subito dopo,  «si tratta di fare un lavoro di squadra».
«Ci troviamo in un momento della Storia nel quale le sfide sono molto più grandi di noi. Crisi climatica, guerra, non c’è modo di progredire se non collaboriamo. Il papa ci chiama a incarichi profetici e questo è l’incarico che abbiamo di fronte», ha concluso padre David.