E’ stato chiaro papa Francesco domenica scorsa 6 ottobre, nella messa di apertura, ad indicare il percorso: «fare sinodo vuol dire camminare insieme».
E poi ha ricordato ai vescovi, seguendo le parole dell’apostolo Paolo a Timoteo, che «siamo dono di Dio: non abbiamo firmato un accordo, non abbiamo un contratto di lavoro in mano, ma mani sul capo per essere a nostra volta mani alzate che intercedono presso il Signore e mani protese verso i fratelli».
«Se mettiamo noi al centro e non lasciamo al centro il dono diventiamo funzionari: facciamo del dono una funzione e sparisce la gratuità, e così finiamo per servire noi stessi e servirci della Chiesa».
Un dono che va ravvivato, continua papa Francesco. Anazopurein, un verbo affascinante, ricorda papa Francesco, quello usato da san Paolo per esprimere il concetto di dare vita a un fuoco.
«Il fuoco non si alimenta da solo, muore se non è tenuto in vita, si spegne se la cenere lo copre. Se tutto rimane com’è, se a scandire i nostri giorni è il “si è sempre fatto così”, il dono svanisce, soffocato dalle ceneri dei timori e dalla preoccupazione di difendere lo status quo».
E poi papa Francesco cita un passaggio di Benedetto XVI nella Verbum Domini: «in nessun modo la chiesa può limitarsi a una pastorale di “mantenimento” per coloro che già conoscono il vangelo di Cristo. Lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una comunità ecclesiale».
Quindi invita i padri sinodali ad essere prudenti, secondo l’accezione di prudenza di san Paolo e della chiesa: prudenza non vuol dire essere timidi o avere paura, non è la virtù “dogana” che ferma per non sbagliare.
«Tutto il contrario: prudenza è la virtù del discernere, non è indecisione o stare sulla difensiva». Ecco allora che essere fedeli alla novità dello Spirito è una grazia che si chiede con la preghiera, “perché lo Spirito ci doni una prudenza audace, perché lo Spirito ispiri il nostro Sinodo a rinnovare i cammini per la chiesa in Amazzonia perché non si spenga il fuoco della missione. Un fuoco che brucia ma non si consuma».
I numeri del Sinodo
Il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, ha snocciolato i numeri di questo Sinodo. Ed è impressionante vedere la variegata composizione di questa assemblea, indicativa della precisa volontà della chiesa, di papa Francesco, di fare sinodalità, di camminare insieme con la gente che in Amazzonia ci vive, di sentire più voci, anche quelle di esperti sulle varie tematiche in questione, di associazioni impegnate nell’Amazzonia e non inserite in un cammino ecclesiale.
E poi l’ invitare persone non dell’Amazzonia ma di altri contesti mondiali che vivono però le stesse problematiche. Ecco i numeri.
Complessivamente prendono parte a questo sinodo 185 padri sinodali: 137 ex officio di cui 113 dalle circoscrizioni ecclesiastiche panamazzoniche; 13 capi dei dicasteri della curia romana, tutti i membri del consiglio pre-sinodale. Inoltre sono presenti 15 religiosi eletti dall’Unione dei superiori generali, e 33 membri ex “nominazione pontificia”.
La regione Panamazzonica si estende sul territorio di nove nazioni e i 113 rappresentanti ex officio arrivano tutti da questi paesi. I 33 membri di nomina pontificia provengono da tutti i continenti, in particolare da paesi e aree geografiche coinvolte nelle stesse problematiche che costituiscono l’oggetto del tema sinodale, quale ad esempio il bacino fluviale del Congo.
«Così quest’Assemblea vuole rispecchiare l’ampio spettro di realtà culturali ed ecclesiali in cui si riflettono le sensibilità e risuonano le voci delle diverse etnie e popoli originari nonché il respiro di una chiesa viva che ha tanto da dare e da ricevere», ha affermato il cardinle Baldisseri.
Al Sinodo sono presenti anche 6 delegati fraterni, rappresentati di altrettante chiese e comunità ecclesiali.
«Presenti anche 12 invitati speciali, scelti per i lavori sinodali a motivo della loro alta competenza scientifica ed anche per l’appartenenza a organismi ed associazioni che in tutto il mondo, fuori e dentro la chiesa, si interessano in vario modo a diverse attività collegate all’assistenza umanitaria e alla cura ecologica dell’ambiente».
E poi 25 esperti, “designati in virtù delle loro competenze per contribuire ai lavori sinodali in qualità di collaboratori dei segretari speciali e poi 55 uditori e uditrici, tra i quali figurano specialisti ed operatori di pastorali provenienti dagli angoli più remoti del territorio panamazzonico”.
Tra questi ci sono 16 rappresentanti di diverse etnie indigene e popoli originari che portano la voce, la testimonianza viva delle tradizioni, della cultura e della fede delle loro popolazioni.