In Senegal ha vinto «il candidato dell’opposizione e con lui ha vinto il popolo.
In questo momento c’è una forte simbiosi tra cittadini e classe politica.
Io credo ci siano i tutti i presupposti per un grosso cambiamento nel Paese».
A commentare con noi il risultato elettorale senegalese, dopo il trionfo di Bassirou Diomaye Faye, è Diop Youssouf, attivista di Urgenza panafricanista, senegalese della diaspora in Italia.
Già al primo turno il 44enne Faye, candidato del partito d’opposizione Pastef (Patriotes africains du Sénégal pour le travail, l’éthique et la fraternité) e alter ego di Ousmane Sonko, ha soppiantato il presidente uscente, Macky Sall, al potere dal 2012.
«Questo è il risultato di molti anni di battaglia: negli ultimi tre l’opposizione ha fatto fatica, molti rappresentanti sono stati incarcerati, feriti e perseguitati.
Era un clima che la gente non voleva più», ci spiega Diop Youssouf.
«Lo stesso Faye è finito in carcere per un anno e c’è rimasto fino a 15 giorni fa».
Tra le novità del nuovo corso senegalese c’è senza dubbio il ruolo svolto proprio dalla diaspora all’estero, in Francia, ma anche in Italia e Spagna: «siamo stati anche noi della diaspora a mantenere vivo questo partito a livello finanziario», conferma l’attivista.
«Gli immigrati hanno contribuito a non far morire il Patriotes africains du Sénégal pour le travail, l’éthique et la fraternité, che possiamo definire senza dubbio un partito del popolo», dice.
L’affluenza record alle urne, la grande partecipazione popolare, sia in Senegal che all’estero, dimostra che «la gente aveva voglia di cambiamento e già nella tarda serata di ieri 25 marzo sono uscite notizie che davano vincente l’alleato di Sonko, il leader del partito».
«A Parigi le code per il voto erano lunghe anche 3 km, la gente si è messa in fila dalle 7 del mattino fino alle 15», conferma Yuoussouf.
Il principale leader dell’opposizione in Senegal, Ousmane Sonko, arrivato terzo alle presidenziali del 2019 e fondatore di Pastef, ha abdicato in favore del giovane e meno noto Faye, trovando in lui un valido sostituto che ha consentito il voto senza interferenze.
Cosa c’è da aspettarsi adesso dal Senegal del futuro? Chiediamo all’attivista.
«Nei prossimi mesi ci aspettiamo una rottura drastica rispetto a quello che abbiamo vissuto finora: la disoccupazione giovanile, la corruzione e la falla della giustizia – dice –
Il neopresidente è stato liberato dopo 11 mesi di carcere solo perchè aveva fatto un post su facebook.
Abbiamo una giustizia strumentalizzata dall’esecutivo. E ci aspettiamo cambiamenti anche in quest’ambito».
Il Senegal è uno dei Paesi africani più stabili: «ha ereditato una lunga tradizione di democrazia; dai tempi dell’indipendenza dalla Francia è l’unico Paese che non ha mai conosciuto Colpi di Stato.
Negli ultimi anni però il governo stava cercando di manipolare i cittadini con la repressione: si temeva che accadesse anche qui qualcosa di simile ad un golpe. La tensione politica era molto forte».
Il presidente uscente cercava un terzo mandato: «ci siamo quasi avvicinati alla rottura della tradizione democratica ma il popolo è stato all’altezza del voto e del cambio di regime».
Eppure dal Senegal si fugge: le migrazioni verso l’Europa sono la norma.
Cosa spinge i cittadini senegalesi ad abbandonare un paese tanto promettente?
«Si va via perchè, nonostante la tradizione democratica, la politica stabile, e le molte ricchezze, c’è corruzione e povertà. Il reddito non è redistribuito», spiega Diop.
«Tanti giovani hanno intrapreso la strada del mare per andare in Italia, in Spagna e anche negli Usa.
Non si riconoscono in questi governi.
Se il neo eletto presidente e il suo partito faranno piccoli passi in avanti possiamo farcela davvero.
Vedremo qualcosa di bello in Senegal nei prossimi mesi… Seguitelo perchè sarà un esempio anche per altri africani».