Ripensare la parrocchia in chiave missionaria

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Abbiamo tra le mani un nuovo, corposo documento che esorta alla conversione della pastorale in senso missionario. Si tratta di una ‘Istruzione’ che in quanto tale non introduce novità nell’insegnamento della Chiesa. Documenti come questo servono in genere a puntualizzare se non a correggere interpretazioni ritenute distorsive dei pronunciamenti magisteriali.

Nella seconda parte troviamo infatti numerose precisazioni tratte dal Codice di diritto canonico che hanno per oggetto la parrocchia, il parroco e voci correlate. Il tono generale dell’Istruzione non è però di correzione di errori. La prima parte è esplicita ripresa del magistero di papa Francesco che con tono profetico richiama l’essenziale vocazione missionaria della Chiesa che deve trovare attuazione anche nella sua espressione più concreta, la parrocchia.

E pure la seconda parte, di contenuto nettamente giuridico, più che limitarsi a porre dei paletti, utili comunque a fare chiarezza, indica tante possibilità offerte dal diritto per trovare nuovi percorsi di rinnovamento ecclesiale.

Si parla dunque di parrocchia, istituzione così radicata nell’organizzazione ecclesiastica e nell’immaginario della gente da risultare la meno flessibile al cambiamento. Eppure anche documenti di grande apertura pastorale come la molto citata Evangelii Gaudium la ritengono per ora insuperabile. Se altre forme aggregative sembrano imporsi, se è la diocesi l’espressione compiuta di Chiesa, la parrocchia ne rimane però l’esperienza immediata: chiesa tra le case, fontana del villaggio, luogo dove di fatto si realizza la vita cristiana. Giusto dunque che il cambiamento inizi di lì. Evitando che si riduca ad ente burocratico, agenzia di prodotti religiosi come molti la considerano, conservi invece il volto di comunità, luogo dove tutti, proprio tutti, possono trovare le cose di Dio che vanno cercando, casa dove si fa esperienza di vita fraterna e anche centro propulsore di evangelizzazione, perché chi trova casa con Gesù poi è pronto a partire, da lui inviato.

Altro rischio ricorrente è che si pensi come porzione indipendente del territorio diocesano dai confini invalicabili, con gente arroccata a difesa del campanile, mentre è centro di fraterna vita cristiana del popolo di Dio che ha a cuore l’annuncio del Vangelo che tutti hanno diritto di ricevere. Dall’identità della parrocchia deriva la sua necessaria organizzazione, la distribuzione della responsabilità, la valorizzazione di carismi e ministeri. Il parroco non ne è il proprietario, è a servizio del popolo in cui lo Spirito distribuisce i suoi doni. È risaputo che in tutta Italia e non solo da tempo si è avviato un percorso di ristrutturazione del territorio diocesano con l’introduzione delle Unità pastorali (o espressioni simili). Forse proprio a far chiarezza su questo processo è dedicata la presente Istruzione.

Diminuiscono i preti, si riducano le parrocchie o si trovi qualche modo di aggregarle! Visto che il documento della Congregazione è rivolto alla Chiesa universale si dovrebbe aggiungere: aumenta il clero (così, per grazia di Dio in molti paesi cosiddetti di missione), cresca il numero delle parrocchie! No, questo è clericalismo! Si pensi invece ad una migliore distribuzione delle parrocchie sul territorio della diocesi in favore sì dei cristiani presenti, ma soprattutto affinché la comunità cristiana tutta ministeriale, formata da battezzati tutti discepoli missionari sia luce, sale, fermento della realtà in cui è posta. Solo così la Chiesa sfuggirà al rischio di autoreferenzialità per mettersi al servizio del Vangelo come l’ha pensata Gesù.

La piccola parrocchia inoltre, organicamente inserita insieme alle altre in una porzione di Chiesa particolare, avvicinerebbe nel modello le comunità (di base) che tanto frutto di vita cristiana e di evangelizzazione stanno portando nelle giovani Chiese. L’Istruzione presenta dunque interessanti punti di dibattito e di confronto che sarebbe auspicabile riprendere a tutti i livelli. Nel titolo essa richiama da vicino una Nota pastorale della Conferenza episcopale italiana: Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia (2004), prezioso documento che, per la ricchezza delle riflessioni e la varietà delle indicazioni pratiche che contiene e che restano ampiamente valide, avrebbe potuto rivoluzionare la pastorale in Italia. Non si permetta ai documenti della Chiesa di rimanere lettera morta.