Padre Juan Viroche è morto poco più di un anno fa e ancora non si è fatta luce piena sulla sua vicenda.
Questa è una storia di intimidazioni, mafie e traffici illeciti; è la storia di un sacerdote argentino, parroco di una chiesa di periferia, nella provincia di Tucuman, a conoscenza di narcotraffici, deciso ad opporvisi e perciò ridotto al silenzio.
Per ricordarlo, e per parlare delle ripercussioni tangibili della cosiddetta ‘terza guerra mondiale a pezzi’ sulle vite di chi tenta di difendere i diritti umani, si è tenuta oggi la ‘seconda giornata Viroche’, promossa dal Faro di Roma presso l’università LUMSA.
«Questa non è una storia locale, ma un frammento di una vicenda più grande», ha spiegato il giornalista Nello Scavo, che ha indagato sulla morte di padre Viroche, trovato impiccato nella sua parrocchia il 5 ottobre di un anno fa.
«Questo prete era un parroco normale- ha detto anche il vaticanista Salvatore Izzo – quando sono arrivate le minacce è andato dal vescovo ma non c’è stata protezione per lui».
Padre Juan cioè, “non era un cuor di leone ma non poteva star zitto e vedere che i suoi ragazzi erano sottoposti a ricatti e traffici di ogni tipo” e così aveva iniziato a raccogliere un dossier sulle attività illegali nella sua regione.
Pochi mesi prima di essere ammazzato il parroco aveva denunciato pubblicamente alcune potenti famiglie locali, cinvolte in quel business oscuro.
Dopo la sua morte violenta si è parlato di suicidio e si è tentato di far passare questa, come una morte per ‘colpa’, un suicidio per vergogna.
Si sono fatte illazioni su padre Juan, offendendo la sua memoria. Eppure la verità sta venendo a galla piano piano. Le calunnie non reggono.
Ma questa vicenda “non è una vicenda solo argentina: questa storia è importante perché ha una valenza internazionale”, ha detto Nello Scavo.
E’ parte integrante di quella ‘guerra’ tante volte evocata da Papa Francesco, che si combatte non in luogo soltanto e non in una regione sola: è una guerra a pezzi, è una guerra di connessioni, di traffici collegati e di vittime localizzate.
«Come può un prete di periferia essere vittima di una terza guerra mondiale a pezzi?», Si sono chiesti i relatori.
Per via di una logica perversa e criminale che vede coinvolti politici, governanti e potenti ma che si ripercuote sui piccoli, su chi vi si oppone dal basso. Come padre Juan.
L’inchiesta sul sacerdote di periferia prosegue: inquirenti e giornalisti stanno ricostruendo i fatti per risalire ai mandanti, ma serve molta tanacia. E anche resistenza.