«Dateci una mano, aiutateci a rompere il silenzio sull’olocausto africano del Congo!».
Come? «Informandovi, anzitutto, e facendo in modo che i governi europei prendano decisioni contro il regime criminale di Paul Kagame in Ruanda, che finanzia il movimento armato M23».
Si tratta della milizia che sta occupando le terre ad est della Repubblica democratica del Congo.
Lo chiede l’attivista congolese John Mpaliza che lo scorso 29 dicembre ha tenuto una diretta youtube su “la guerra di aggressione e occupazione da parte del Ruanda”. (clicca qui per la diretta)
«Quello di Kigali è un regime che vede Kagame commettere crimini», denuncia Mpaliza, «dando sostegno al movimento ribelle M23, costituito da ex militari arrivati in Congo dopo l’invasione del 1996».
Il 23 marzo del 2009, questo gruppo di combattenti «si è ammutinato – ha spiegato l’attivista – ma è solo nel 2012 che è arrivato ad occupare Goma per poi scappare in Ruanda dove ha vissuto per 10 anni, fino ad oggi».
Quest’anno l’M23 «ha ripreso le ostilità in Kivu, nell’est del Congo, con l’occupazione della città di Bunagana, alla frontiera con l’Uganda, una città strategica da dove escono facilmente i minerali, e da quel momento non ha più lasciato il Paese».
Papa Francesco andrà il prossimo 31 gennaio in viaggio nella RDC «ma non più a Goma, perchè lì c’è l’inferno – spiega Mpaliza – Il pontefice si fermerà a Kinshasa e speriamo che ci aiuti a rompere il silenzio, speriamo in un messaggio forte!».
Alle sue parole si uniscono quelle di padre Gaspare Trasparano, direttore delle Pontificie Opere di Kinshasa, che al telefono con Popoli e Missione online dice:
«Speriamo che da qui al 31 gennaio qualcosa cambi.
Noi sacerdoti e missionari siamo coinvolti, abbiamo avuto delle riunioni all’arcivescovado per vedere come coordinare la visita del Papa.
Il programma ufficiale già c’è e stiamo cercando di capire come renderlo operativo, ci sarà un incontro alla cattedrale di Kishasa e uno con i responsabili delle Pontificie Opere Missionarie del Paese. Mi auguro di poterlo avvicinare personalmente.
«Già è stata organizzata il 4 dicembre in tutte le diocesi una marcia contro la ‘balcanizzazione’ all‘Est del Paese in vista della visita apostolica e noi ci aspettiamo che il Papa intensifichi con la sua presenza ciò che il Paese ha dimostrato di volere, con grande unità.
Non è mai successo precedentemente: anche la Conferenza episcopale congolese aveva prodotto documenti in passato senza dare un seguito, invece adesso ha coinvolto tutti. Anche le Chiese protestanti hanno partecipato».
Ancora John Mpaliza dice:
«Non possiamo immaginare la pace nella regione dei grandi laghi se non c’è giustizia.
Denis Mukuwege, medico, attivista e pastore protestante, continua a chiedere l’istituzione di un tribunale penale internazionale e l’applicazione del rapporto mapping delle Nazioni Unite.
Lancia un appello con cui chiede «al governo congolese di prendersi le proprie responsabilità e quindi di mettere fine ai rapporti diplomatici con il Ruanda per difendere il Paese, dando alle forze armate i mezzi per proteggere le frontiere, soprattutto ad est».