Rapporto Onu: “no alle armi dalla Thailandia alla Giunta militare birmana”

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«Le istituzioni finanziarie devono fare di più per impedire alla giunta militare birmana di acquisire
armi».

Lo afferma il relatore speciale Onu per i diritti umani in Myanmar, Tom Andrews, citando la Thailandia come nuova fonte di forniture militari.

Nel rapporto titolato “Banking on the death trade“, Andrews ricorda che molti governi occidentali (Stati Uniti, Unione Europea e altri Stati) hanno imposto sanzioni alla giunta birmana che ha preso il potere con un Colpo di stato del 2021.

E’ vero che l’approvvigionamento di armi e attrezzature per la produzione di tecnologie (ad uso militare e civile) per il Myanmar è diminuito di un terzo del suo valore, passando da 377 milioni di dollari nel 2022 a 253 milioni di dollari nel 2023.

Tuttavia la giunta militare al potere si è mossa per aggirare le restrizioni, mentre «le forze militari continuano ad aggredire sistematicamente i civili del Myanmar usando potenti armi da guerra ottenute dall’estero», afferma Andrews nel rapporto.

Tutte mosse «per eludere le misure adottate dalla comunità internazionale», ha affermato il relatore.

La Thailandia, d’altro canto, non ha una posizione esplicitamente contraria al trasferimento di armi in Myanmar, ha detto Andrews, aggiungendo che le esportazioni da entità o aziende registrate in Thailandia sono più che raddoppiate nello stesso periodo: da 60 milioni di dollari a circa 130 milioni di dollari.

Tra i mezzi acquistati «vi sono elicotteri Mi-17 e Mi-35 utilizzati per condurre
attacchi aerei su obiettivi civili», ha denunciato, definendo la Thailandia «la principale fonte di
forniture militari del regime, per gli acquisti tramite il sistema bancario internazionale».

La buona notizia però anche qui c’è: «la giunta militare è sempre più isolata», ha detto Andrews, riportando un bilancio aggiornato del conflitto civile che ha superato i tre anni in Myanmar: più di 5.000 civili uccisi, 3 milioni di sfollati e oltre 20.000 prigionieri politici.

Se la Thailandia avesse risposto nello stesso modo del governo di Singapore, «la capacità dell’esercito birmano di attaccare il popolo del Myanmar sarebbe stata notevolmente ridotta», ha notato.