Comboniani a Castel Volturno, benedetti dalla missione e dalla comunità

Padre Moschetti racconta la vita in una città segnata dalla povertà ma ricca di amore.

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Pubblichiamo alcuni stralci della lettera di padre Daniele Moschetti sulla missione comboniana nella comunità di Castel Volturno, tra integrazione e nuovi bisogni. 

Sono già quattro anni che sono qui a Castel Volturno. Di attività e di lavoro ne abbiamo vissuto e fatto insieme come comunità con gli altri padri comboniani e chi il Signore ci ha messo sul nostro cammino.

Ho incontrato tante persone di tutti i tipi e nazionalità.  E’ certamente una Grazia tutto ciò che sto vivendo qui con la mia comunità comboniana e con la gente di Castel Volturno e dintorni.

Con i migranti e le loro vite, storie, sofferenze, ingiustizie subite, testimonianze e problemi ma anche tanta speranza e voglia di riscatto e molto spesso impauriti per i cambiamenti politici e di lentezza e indifferenza nel loro riconoscimento di essere persone e non numeri, specialmente dalle istituzioni.

Oggi nella nostra comunità Comboniana siamo in quattro.

A gennaio 2022 si è aggiunto a me e a P. Sergio, un laico missionario Comboniano, Simone Parimbelli, Bergamasco di 40 anni che aveva già vissuto una missione di 3 anni e mezzo in Repubblica Centrafricana tra i Pigmei.

Un uomo a cui piace lavorare e impegnarsi a fondo sempre….anche quando ci si sentirebbe stanchi.

E’ una persona preziosa per quanto ci sta dando a noi e alla comunità nostra e dei migranti. Resterà con noi per tre anni e vive con noi.

Lui si è inserito bene nella Black and White, specialmente nel doposcuola ed è responsabile di una classe delle cinque che formano il doposcuola che conta circa 70 bambini italiani (tutti italiani, anche i figli degli immigrati che sono molti nati qui ma che non hanno la cittadinanza italiana purtroppo).

Oltre a questo, Simone cura anche l’oratorio della domenica dove invitiamo i ragazzi/bambini a passare tre ore in serenità e comunione con giochi, riflessioni, preghiera e aiutandoli a vivere insieme in un contesto difficile come quello di Destra Volturno dove abbiamo la sede operativa della nostra associazione Black and White cioè doposcuola e scuola di Italiano per giovani e adulti stranieri.

E poi è arrivato anche padre Filippo Ivardi Ganapini, comboniano di 49 anni di Parma ma Reggiano di origine famigliare.

Anche lui ha avuto un’esperienza africana in Chad per circa 10 anni. Poi un periodo di due anni a Nigrizia, la nostra rivista e ora con noi qui a Castel Volturno con i migranti.

Sono molto contento che Filippo sia con noi perché l’ho conosciuto da giovane in ricerca e seguito quando lavoravo a Padova con il GIM, Giovani impegno missionario, nel lontano fine anni Novanta e inizio Duemila prima di ritornare in Kenya, in baraccopoli a Korogocho.

Lui era parte dei giovani che ci frequentavano nella nostra casa di Padova e lavorava alla Banca Etica a quel tempo ma sentiva che c’era una chiamata più grande e impegnativa.

L’ho accompagnato per quell’anno e mezzo prima di entrare in postulato a Padova stessa e io ripartivo per la missione in Kenya.

E’ una bella sorpresa e dono per me e per noi avere Filippo in mezzo a noi con i suoi talenti e doti che sono tante.

Certamente farà bene e già ci sta dando una grande mano per tante attività che noi stiamo portando avanti da tempo e anni. Sarà una benedizione per noi tutti!! 

Bisogna frequentare le periferie e viverle: quelle urbane, delle campagne, quelle sociali e quelle esistenziali.

Il punto di vista degli ultimi è la migliore scuola, ci fa capire quali sono i bisogni più veri e mette a nudo le soluzioni solo apparenti.

Mentre ci dà il polso dell’ingiustizia, ci indica anche la strada per eliminarla: ti fa comprendere come sia necessario costruire comunità dove ciascuno si senta riconosciuto nella propria dignità come persona e cittadino, titolare di doveri e diritti, nella logica che lega l’interesse del singolo e il bene comune.