Popoli e Missione dicembre: guerra in Terra Santa, civili sotto attacco

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«Serve un condiviso atto di retta ragione e di buona fede che avvii sulla strada che porta a liquidare le ragioni per scannarsi, che pure esistono e vengono sempre e inesorabilmente elencate e rivendicate, ma che non giustificano nessuno degli orrori consumati, in Israele e a Gaza come in Ucraina e in 182 altre guerre in corso, sulla pelle di donne, uomini e bambini».

Le parole dell’editoriale di apertura di Popoli e Missione di dicembre firmato da Marco Tarquinio, introducono al tema centrale di questo numero: il prezzo altissimo delle guerre decise da leader e governi, che viene pagato dai popoli in termini di vite umane, di shock sociali e di impoverimento economico.

La conta degli orrori che si ripetono al cospetto del mondo è drammatica, come vediamo nel dossier centrale dedicato alla Questione palestinese con le voci dei missionari, come sempre impegnati a resistere a fianco dei popoli in sofferenza.

Grandi interessi e rancori storici attraversano la Terra Santa – Palestina ed Israele – sin dalle origini.

I civili di Gaza oggi cercano di sopravvivere a dispetto della realpolitik, mentre la distruzione prevale.

Diamo voce a chi crede nella pace e cerca un’alternativa di senso ad una visione manichea e duale del conflitto, per fare giustizia.

Occorre comunque e dovunque ricominciare dalla pace, e a tutto quello che la costruisce in tutti i campi del nostro tempo presente: come in Primo Piano spiega il sociologo Stefano Allevi a proposito del fenomeno migratorio, in Italia e non solo.

Sempre nell’ottica di fermare le tragedie nel Mediterraneo e di valorizzare il capitale umano (anche in base alla nuova realtà demografica italiana).

Sono necessari interventi urgenti come emerge dal reportage in uno dei campi profughi più affollati d’Europa, a Cipro, dove duemila persone provenienti da tutto il mondo sono in attesa di sapere quale sarà il loro futuro.

Ne parla Monica Attias, responsabile per la Comunità di Sant’Egidio dei corridoi umanitari da Afghanistan e Cipro.

A livello internazionale segnali di novità vengono dal Messico dove due candidate – l’ex sindaca di Città del Messico, Claudia Sheinbaum, e la senatrice Xóchitl Gálvez – si fronteggiano in una campagna elettorale che molti definiscono già storica.

Ma anche dall’Africa, nel Congo che va alle urne per scegliere il nuovo presidente; e nel Kivu martoriato da 30 anni di guerra, violenze, ingiustizie e vessazioni, c’è chi si impegna per i più deboli e gli emarginati, come l’associazione APAED, grazie alla sua fondatrice Jeanne-d’Arc Bahati Balemba, laica carmelitana, madre di nove figli, cattolica e «appassionata dell’apostolato» come lei stessa ama descriversi.

Dall’Asia, una intervista esclusiva al cardinale Malcom Ranjith, arcivescovo di colombo che dallo Sri Lanka chiede «un’inchiesta internazionale per il mio popolo» per chiarire e scioglierei problemi politici e sociali che ancora ostacolano la pacificazione del Paese.

Segnaliamo anche il Progetto che le Pontificie Opere Missionarie chiedono di sostenere: la realizzazione della radio diocesana Saut al-Mahabba di Malakal, in Sud Sudan per diffondere la Buona Novella.

La radio fa parte del network delle Radio cattoliche e gli ascoltatori di questa stazione FM vivono nella città di Malakal e nel vicino sito di protezione dei civili delle Nazioni Unite, per un totale di circa 70mila potenziali ascoltatori.