E’ il momento di fare i conti con quello che le terre provate dalla siccità possono produrre per sfamare l’uomo.
I “frutti” del climate change” a cui Popoli e Missione di maggio dedica la copertina, rimandano al dossier interno che raccoglie esperienze di resilienza e applicazione di pratiche agricole come l’aridocultura in alcuni Paesi del sud del mondo.
Laddove “La terra ha sete, l’uomo ha fame” come titola il dossier, un mosaico di esperienze da continenti diversi, accomunati dalla ricerca di soluzioni alternative per la produzione di cibo.
I missionari affiancano i popoli più esposti alla fame, alle catastrofi ambientali, alle migrazioni climatiche, rimboccandosi le maniche in risposta ai bisogni della gente.
Ecco le storie: dal contadino burkinabè nella foresta Bangr-Raaga, alle coltivazioni di riso in Madagascar secondo un sistema messo a punto dal missionario gesuita padre Henri de Laulaniè;
dalle coltivazioni idroponiche di pomodori e frutta, agli orti sottomarini, il bisogno di cibo in contesti segnati dalle mutazioni climatiche impone cambiamenti radicali nel campo dell’agricoltura usata finora.
Con risultati spesso sorprendenti che in futuro potrebbero diventare buone pratiche diffuse.
Anche parlare di cambiamenti climatici è un modo per capire «cosa accade nelle missioni cattoliche nel mondo, quale è il ruolo dei missionari, quale è la loro presenza evangelicamente contrassegnata e feconda in terre geograficamente lontane (da noi) eppure nel cuore di Dio» come scrive il direttore responsabile Gianni Borsa nell’editoriale di apertura,
commentando il Messaggio del papa per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali del 21 maggio prossimo.
Nelle pagine di attualità della rivista la voce dei protagonisti è sempre in primo piano: segnaliamo il servizio sul neo imperialismo cinese di Xi Jinping che ha spinto la Cina su politiche più aggressive, assumendo un ruolo sempre più importante sul piano economico e della geopolitica internazionale.
Dalla Tunisia le voci dei giovani raccontano che la democrazia vacilla, l’economia è nel baratro, il lavoro non c’è. E la voglia di partire spinge altrove.
Mentre l’Italia pensa a frenare gli sbarchi dei subsahariani il Paese appare diviso e sofferente.
Dall’America latina un reportage sul Nicaragua del dittatore Daniel Ortega con le sue forti prese di posizione contro la Chiesa, con la chiusura della nunziatura apostolica a Managua, dell’ambasciata del Nicaragua presso la Santa Sede, e la persecuzione contro monsignor Alvarez.
L’intervista al Salesiano padre Angel Prado spiega perché i religiosi e le religiose non abbandonano il popolo, e restano al servizio del Vangelo.