Parrocchia missionaria: una casa in mezzo alle case

L’istruzione del Dicastero per il clero “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”, offre interessanti prospettive per il lavoro di consacrati, diaconi e laici.

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«Nella Chiesa c’è posto per tutti e tutti possono trovare il loro posto» nel servizio alla comunità e nel rispetto della vocazione di ciascuno. “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” è il titolo del documento approvato lo scorso 29 giugno da papa Francesco e divulgato ieri dal Dicastero per il clero da cui emergono alcune modalità per rinnovare il volto e il dinamismo delle parrocchie italiane.

Il testo ribadisce una maggiore corresponsabilità di tutti i battezzati, con una rinnovata attenzione alle modalità organizzative per la cura pastorale delle comunità parrocchiali, e dei diversi ministeri clericali e laicali. Sollecitato da diversi vescovi, il Dicastero vaticano ha messo a punto questo strumento canonico che mette ordine fra i diversi progetti di riforma delle comunità parrocchiali e le ristrutturazioni diocesane, in base al tema delle unità e delle zone pastorali. Nel solco aperto dal Concilio Vaticano II, il documento è un vademecum per la trasformazione missionaria della vita della parrocchia definita «una casa in mezzo alle case» ma anche «istituzione imprescindibile per l’incontro e la relazione viva con Cristo e con i fratelli nella fede» dove confrontarsi giorno dopo giorno con i cambiamenti in atto «nella cultura odierna e nell’esistenza delle persone, così da poter esplorare con creatività vie e strumenti nuovi, che le consentano di essere all’altezza del suo compito primario, cioè essere il centro propulsore dell’evangelizzazione».

Nei 124 punti dell’articolato testo è messa in evidenza la necessità di «andare oltre la sola delimitazione territoriale della parrocchia, di far trasparire più chiaramente la comunione ecclesiale attraverso la sinergia tra ministeri e carismi diversi e, nondimeno, di strutturarsi come una “pastorale d’insieme” a servizio della diocesi e della sua missione». In rilievo il ruolo dei laici e la libertà nelle offerte raccolte, da considerare «un atto libero da parte dell’offerente» e non come una tassa da esigere. L’azione pastorale cambia e si evolve, è scritto «tramite un’effettiva e vitale collaborazione tra presbiteri, diaconi, consacrati e laici, nonché tra diverse comunità parrocchiali di una stessa area o regione» in modo da «individuare insieme le domande, le difficoltà e le sfide riguardanti l’evangelizzazione, cercando di integrare vie, strumenti, proposte e mezzi idonei per affrontarle. Un tale progetto missionario comune potrebbe essere elaborato e realizzato in relazione a contesti territoriali e sociali contigui, cioè in comunità confinanti o accomunate dalle medesime condizioni socio-culturali, oppure in riferimento ad ambiti pastorali affini, ad esempio nel quadro di un necessario coordinamento tra pastorale giovanile, universitaria e vocazionale, come già avviene in parecchie diocesi».