La nomina della nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala (ex ministro delle Finanze in Nigeria) ai vertici dell’Organizzazione Mondiale del Commercio è una notizia storica per l’Africa. E per il resto del mondo.
Nigeriana di nascita, ma con doppia cittadinanza americana e nigeriana, la sessantaseienne neodirettrice dell’Omc che rappresenta 164 Stati, ha un’esperienza internazionale notevole. E anche un ruolo nella gestione e distribuzione dei vaccini anti-Covid nei Paesi poveri.
Formatasi in Economia dello Sviluppo ad Harvad, Ngozi Okonjo-Iweala ha ricoperto vari incarichi sia a livello ministeriale in Nigeria sia a livello internazionale, nella Banca mondiale ed è stata anche presidente di Gavi, l’Organizzazione mondiale che garantisce l’accesso e la distribuzione dei vaccini nei Pvs.
«Non sfugge a nessuno il fatto che questa nomina ha una portata storica per vari motivi – scrive Giò Polucci sul NotiCum di Aprile – tenuto conto anche dei problemi che sta vivendo il settore del commercio mondiale, problemi che negli ultimi mesi hanno portato ad uno stallo delle attività della stessa OMC e dei rapporti tra i giganti politici che si contendono l’egemonia commerciale a tutti i livelli, Cina e Usa in testa».
Questa pluridecennale esperienza, unitamente al «pragmatismo politico ed amministrativo che ha sempre messo in mostra nell’espletamento dei vari incarichi a cui è stata chiamata, le ha permesso di superare la concorrenza di altri candidati dopo che le incertezze dell’amministrazione Trump aveva paralizzato le nomine ai vertici dell’OMC».
«Senza la recente e rapida azione della presidenza Biden/Harris per raggiungere un generale consenso sulla mia candidatura – ha tenuto a sottolineare la nuova direttrice – noi oggi non saremmo qui».
Ngozi non nasconde le difficoltà che la attendono: «i problemi ci sono e stanno peggiorando. Oggi servono forti capacità negoziali per superare la sfiducia reciproca e rilanciare il dialogo commerciale su basi precise e condivise», ha dichiarato.
Chiaro il riferimento allo «scontro titanico Usa-Cina che aveva portato al fallimento dei recenti negoziati di Doha con gli Stati Uniti sempre più decisi a chiedere regole certe sui sussidi di stato che consentano alle loro aziende di gareggiare alla pari con il gigante cinese – scrive Polucci – non ancora percepito come un’economia di mercato dopo due decenni dalla sua adesione all’OMC».
Molti i dossier da affrontare che coinvolgono il continente africano: sostegno tecnico alle zone di libero scambio in Africa; accesso dei prodotti agricoli africani sul mercato mondiale condizionato dalle enormi sovvenzioni distorsive che le nazioni ricche accordano ai loro agricoltori; negoziati sulla pesca e sui diritti sovrani territoriali/marinari dei Paesi “poveri” africani.