Papa Francesco sta facendo il possibile per interrompere la barbarie in Ucraina, sta usando ogni strada possibile per la Chiesa: «sia vie spirituale che diplomatiche».
Il Santo Padre usa tutti i canali, facendo ciò che è «umanamente possibile per contribuire alla pace. Il Papa – e lo so bene attraverso i suoi collaboratori, con i quali sono in contatto più volte al giorno – sta valutando molte possibilità».
A dirlo, in un colloquio telefonico con Acs, Aiuto alla Chiesa che Soffre, è l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, Nunzio Apostolico in Ucraina, che si trova a Kiev.
«So che il Cardinale Krajewski, Elemosiniere pontificio, si sta già avvicinando alla frontiera tra la Polonia e l’Ucraina, quindi già domani dovrebbe entrare in Ucraina per dare sostegno e vedere in che modo e fin dove si può muovere, fin dove può portare l’aiuto umanitario e anche la presenza del Papa».
Il nunzio apostolico ha poi raccontato che: «dal 24 febbraio ad oggi, ogni giorno e ogni notte ci sono stati attacchi missilistici in diversi punti della città.
Noi della Nunziatura non siamo in una zona centrale, quindi per ora non abbiamo visto da vicino nessuno dei bombardamenti. In altre città, come Kharkiv, le zone residenziali sono state gravemente colpite».
«Kiev è relativamente calma, per alcuni aspetti, rispetto ad altre città: Irpin, che è un sobborgo di Kiev, o Kharkiv, Chernihiv o Mariupol… Kiev è ancora collegata al mondo esterno, tuttavia, la crisi umanitaria è molto grave qui e in alcune altre città dell’Ucraina», aggiunge monsignor Kulbokas.