«Noi continuiamo ad aspettare il Papa: sappiamo che appena starà bene verrà qui in Congo».
Per Antonina Lo Schiavo, missionaria fidei donum a Goma, il viaggio apostolico è solo rimandato di qualche mese e non c’è delusione per questo.
«Noi tutti davvero ci auguriamo che prima possibile papa Francesco possa venire e non siamo delusi, siamo in attesa», dice al telefono da Goma.
«La cosa però che più ci preoccupa in questo momento sono i gruppi armati che continuano a disturbarci».
Antonina, da oltre 50 anni in Africa è una missionaria che si occupa di dare un futuro professionale alle molte ragazze di Goma senza prospettive.
Il suo atelier di moda e sartoria ha fatto scuola a Goma.
Ma vivere in un Paese in guerra permanente, continuamente minacciato dalle milizie armate nell’Est (Nord Kivu e Ituri) non è facile.
Domenica scorsa il gruppo armato M23 ha occupato Bunagana, città 60km a nordest di Goma.
La tensione crescente tra esercito regolare e gruppi ribelli legati al Ruanda, con l’intensificarsi dei combattimenti, sta diffondendo il panico tra i civili.
Bunagana in effetti non è una città qualsiasi: al confine con il Ruanda, rappresenta un punto di contatto importante tra i due Paesi, tanto che questa violazione territoriale, farebbe pensare in modo esplicito ad una invasione della Repubblica Democratica del Congo da parte del Ruanda.
Se così fosse la guerra tra i due Paesi potrebbe essere apertamente dichiarata.
«Le forze di difesa ruandesi stavolta hanno deciso di violare la nostra integrità territoriale occupando la città di frontiera di Bunagana», ha dichiarato il generale Sylvain Ekenge, portavoce del governo militare del Nord Kivu.
Le sue parole sono contenute in un comunicato e diffuse da Al Jazeera.
La violenza contro i civili in questo pezzo di Congo divorato dalla “balcanizzazione” territoriale e da scontri armati quotidiani, è atroce e senza limiti.
Nel fine settimana scorso due bambini sono stati uccisi da una serie di granate che hanno colpito una scuola.
«Quello che è accaduto è tragico. Sapevo che mio figlio stava giocando con i suoi amici non lontano da casa e poi ho saputo che era morto…in modo terribile. Il suo corpo è esploso in mille pezzi», ha raccontato Nziyumvira Joseph, padre del ragazzo, ad Africa News.
«Difenderemo ogni singolo centimetro del nostro territorio», avverte il ministro delle comunicazioni congolese tramite un comunicato.
Da oltre un anno nelle province dell’Ituri e del Nord Kivu è in corso lo Stato d’assedio, una misura “eccezionale” che prevede la militarizzazione del territorio, resa necessaria dalle continue incursioni ribelli.
(foto: Guerchom Ndebo/AFP proprietà Popoli e Missione).