Nord Kivu, fughe dai villaggi mentre le milizie creano caos e violenza

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Un video girato con il telefonino da testimoni oculari mostra donne e bambini correre in strada su un sentiero di terra rossa, portando con sè sulle spalle pesanti fardelli con le poche cose che possiedono, vestiti e suppellettili.

Sono le immagini di una guerra interna capillare ed estenuante, piuttosto trascurata dall’Europa: quella del Nord Kivu, in Repubblica Democratica del Congo.

Foto, audio e piccole riprese ci arrivano da don Giovanni Piumatti, fidei donum rientrato in Italia, in costante contatto con amici e fedeli di Kimbulu, villaggio tra Butembo e Lubero.

I numerosi documenti del fronte congolese parlano di popolazioni costrette a spostarsi di continuo, a lasciare case e villaggi dati alle fiamme per poi tornarvi a devastazione finita, senza trovare un po’ di pace e ristoro.

«Queste donne scappano da Kaseghe perchè la milizia M23 avanza», conferma don Piumatti.

«Sembra un disordine programmato questo», dice il missionario. Uno stillicidio di violenze senza una precisa logica.

«L’M23 attacca Katwa e Kasinga nel territorio di Lubero»-

 Altri video e materiali registrati di prima mano mostrano l‘Adf, l’altra grande milizia armata composta da ribelli ugandesi, che continua a compiere incursioni violente nel territorio di Beni.

Proprio stanotte (la notte tra domenica e lunedì) l’Adf ha colpito a Kambiyamiba, dove ha ucciso 9 civili: testimoni oculari riferiscono che «il raid è stato brutale», scrive il sito di informazione Factuel, che ha sede a Kinshasa in Congo. (qui)

«Il nemico è visibile non lontano dal nostro villaggio.

Chiediamo misure urgenti per garantire la nostra sicurezza», ha dichiarato un membro della società civile a Factuel.

«L’Adf è di matrice islamista e compie veri e propri orrori», ci spiega don Piumatti.  Difficile «capire contro chi combatta».

La costante in ogni caso è la devastazione dei villaggi nei quali passano i miliziani: «botteghe incendiate, gente uccisa in strada», senza un’apparente ragione se non quella di terrorizzare i civili.

La finalità è dimostrare tramite una violenza efferata la propria forza sugli altri, convincere l’esercito a retrocedere, conquistare terreno.

«Una follia – ci dice don Piumatti – che neanche il cessate il fuoco raggiunto con il Ruanda è riuscito a fermare».

«La speranza – conclude il missionario – non muore mai però è un processo lungo…».