«Clima di parità». «Ragionevolezza mite» e «no alla legge del timore». Ecco cos’è che contribuisce a costruire un clima di pace. Tra le persone, così come tra le nazioni.
Sono alcune delle affermazioni di Papa Francesco, oggi ai diplomatici.
Il discorso, che come di consueto il Santo Padre tiene l’8 gennaio al corpo diplomatico di tutte le nazioni, prende avvio dal significato e dal senso del termine pace.
«La pace non si costruisce come affermazione del potere del vincitore sul vinto. – dice Francesco – Non è la legge del timore che dissuade da future aggressioni, bensì la forza della ragionevolezza mite che sprona al dialogo e alla reciproca comprensione per sanare le differenze».
E ancora il Papa: «Da ciò deriva il secondo monito: la pace si consolida quando le Nazioni possono confrontarsi in un clima di parità».
Molto articolato, il discorso ha toccato punti scoperti e nodi nevralgici, sempre tenendo presente la dignità della persona umana e il rispetto della libertà di pensiero, di opinione, di religione.
Il Papa è approdato alla questione delle armi nucleari, laddove «il disarmo integrale e lo sviluppo integrale sono strettamente correlati fra loro», dice.
D’altra parte, la «ricerca della pace come precondizione per lo sviluppo implica combattere l’ingiustizia e sradicare, in modo non violento, le cause della discordia che portano alle guerre.
La proliferazione di armi aggrava chiaramente le situazioni di conflitto e comporta enormi costi umani e materiali che minano lo sviluppo e la ricerca di una pace duratura».
Il Pontefice ha proposto un parallelismo tra nazioni e uomini: «Premessa fondamentale di tale atteggiamento è l’affermazione della dignità di ogni persona umana, il cui disprezzo e disconoscimento portano ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità».
Poiché la nazione è un corpo sociale, i rapporti tra nazioni, dice il Pontefice, «vanno regolati nella verità, nella giustizia, nella solidarietà operante, nella libertà».
«Ciò comporta “il principio che tutte le comunità politiche sono uguali per dignità di natura, come pure il riconoscimento dei vicendevoli diritti, unitamente all’adempimento dei rispettivi doveri.
D’altra parte, «il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo», come afferma la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo».
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