Giunti nel Tigray 215 camion di aiuti, “anche i missionari lì soffrono la fame”

La voce di un salesiano dall'Etiopia: "Finalmente c'è la volontà per un accordo di pace".

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Finalmente nel martoriato Tigray è entrato un consistente convoglio di aiuti umanitari: si tratta di 215 camion di cibo, il carico più grande da quando, due mesi fa, è stato dichiarato il cessate-il-fuoco unilaterale da parte del governo etiopico.

Lo annunciano le agenzie delle Nazioni Unite che stanno cercando di arginare gli effetti devastanti della guerra civile, ancora in corso.

Il convoglio è partito dalla capitale della regione di Afar venerdì scorso e dovrebbe essere giunto durante il weekend nel Tigray, dove migliaia di persone attendono viveri e aiuti di ogni genere. 

 «Il governo di Addis Abeba ha permesso a centinaia di camion con aiuti umanitari di raggiungere il Tigray», ci conferma al telefono un missionario salesiano che preferisce restare anonimo.

«In questa regione – dice – la gente, compresi i salesiani di quattro comunità, soffre la fame. Inoltre non ha medicine, è senza telefono e senza internet».

Il missionario aggiunge che: «i camion di aiuti devono portarsi dietro scorte di carburante perche’ nel Tigray non se ne trova».

Una situazione «destinata a peggiorare ora con il blocco dei cereali ucraini da parte di Putin». 

Ma nonostante questa apertura dei valichi, il Programma Alimentare Mondiale ritiene che servirebbero ben 500 camion a settimana con beni di prima necessità, per far fronte ai bisogni reali di oltre 5,2 milioni di persone.

Nel Tigray manca tutto, dal cibo alle medicine, all’assistenza umanitaria. Quasi 60.000 rifugiati etiopi sono fuggiti nel Sudan orientale da quando il conflitto è iniziato nella regione in Etiopia nel novembre 2020.

«Il conflitto al Nord – ci spiega il salesiano – non è ancora stato risolto, però stavolta pare ci sia la buona volontà da entrambi le parti di risolverlo».

(la foto è di UNHCR/Olga Sarrado Mur)