Comunicato stampa della Conferenza degli Istituti Missionari in Italia – CIMI – 18 giugno 2023
«Con il passare delle ore diventa sempre più drammatico il bilancio delle vittime dell’ennesimo naufragio di una imbarcazione carica di migranti che è avvenuto tra il 13 ed il 14 giugno a Pylos, nel mar Jonio nelle acque territoriali greche.
Il timore è quello di arrivare a dover contare più di 600 morti tra uomini, donne e soprattutto bambini lasciati annegare e soccorsi in estremo ritardo.
L’allarme lanciato da Alarm Phone alle autorità competenti (guardia costiera della Grecia UHNCR Grecia e Frontex) è partito alle 16.53 del 13 Giugno e alle 2.47 del 14 giugno si registra l’ora del naufragio dell’imbarcazione.
La domanda è quella di sapere che cosa è veramente successo in quelle quasi 10 ore.
Stiamo assistendo come sempre all’inguardabile e stomachevole scaricabarile. I superstiti abbandonati su brandine in una struttura del porto di Kalamata, lontano dai giornalisti.
I corpi rinvenuti (sino ad ora sono 78) trasportati di notte al buio da una motovedetta della guardia costiera greca e trasferiti al nord di Atene in camion frigoriferi per la identificazione.
I parenti delle persone che avrebbero dovuto essere sull’imbarcazione che intasano il centralino dell’ospedale di Kalamata per avere notizie dei propri cari.
È il “rituale” che si ripete ad ogni naufragio, ad ogni “strage annunciata”.
Si, si tratta di vere “stragi annunciate” perché ogni “imbarcazione” che parte può essere una “strage annunciata” e non serve poi proclamare lutto nazionale per “lavarsi la coscienza”.
Le domande che ci poniamo e che poniamo a chi è chiamato a governare sono sempre le stesse:
le persone che erano su quell’imbarcazione o sulle altre imbarcazioni naufragate avevano altre alternative per scappare dalla violenza?
Rischiare la vita oppure continuare a subire violenze nei lager libici? Voi, noi cosa avremmo fatto se fossimo stati al loro posto?
La risposta non sta l’ultimo “patto europeo”, la risposta non si trova nelle coscienze “sporche” dei politici che lo hanno votato.
Forse la risposta sta “semplicemente” nel rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali.
Leggi e convenzioni che tutti i paesi hanno votato ma che vengono dimenticate quando si pensa solo alla difesa del proprio paese o della “fortezza Europa” e quando si fa politica per difendere interessi di corporazione o personali.
Leggi e convenzioni internazionali scritte nel corso di decenni per impedire che la violenza e la cultura della morte tornassero a prevalere.
Rispettare le leggi e le convenzioni internazionali per evitare altre “stragi annunciate”.