Nairobi: fuori dallo slum con “le pizze di Antonietta e il resort missionario”

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«Quando si lavora genuinamente per il Regno ci si incontra e ci si sostiene.

Un ringraziamento va a Anto Nafula Pignataro di Mesagne che ha realizzato Kijiji Village -Emali, un’impresa sociale che ha lo scopo di creare lavoro.

Se siete sulla Nairobi-Mombasa fermatevi ad Emali non solo per assaggiare i mango dolcissimi del posto ma anche per riposarvi in un atmosfera di pace».

Il messaggio, carico non solo di speranza ma di prospettive concrete per il futuro, viene da fra Ettore Marangi, missionario francescano in Kenya.

Ettore aggiunge:

«soprattutto per assaggiare le pizze di Antonietta, con una mozzarella che combatte la nostalgia dell’Italia».

I giovani che lavorano in questo resort speciale, «originari di Korogocho, altro slum di Nairobi, sono venuti ad incontrare i nostri ragazzi di Deep Sea, per allargare i loro orizzonti: la baraccopoli non è il mondo!».

«Con Antonietta – scrive fra Ettore – abbiamo collaborato da tempi immemorabili in Italia e continueremo a farlo in Kenya».

L’Antonietta di cui parla  è Maria Antonietta Pignataro, presidente di Huipalas, onlus legata ai Cappuccini, che fa sviluppo portando lavoro e bellezza in Kenya.

Ma che cos’è esattamente questo Kijiji Village -Emali?

Si tratta di un progetto di resort e ristorante creato mettendo assieme missione e Cooperazione, che dà lavoro ai ragazzi della baraccopoli.

«La finalità del progetto non è quella di fare assistenzialismo, ma di dare un aiuto concreto ai ragazzi che vivono nelle baraccopoli di Korogocho (nei pressi di Nairobi)», si legge nella descrizione di questa iniziativa.

«Il forno, la costruzione del quale è stata già avviata quattro mesi fa, si trova all’interno del villaggio di KIJIJI– in Emali, esattamente nella contea di Makueni».

Si vuole dare così la possibilità ai ragazzi di gestire, prima accompagnati da alcuni volontari ma poi autonomamente, un punto ristoro e un piccolo laboratorio per pane, pizze e dolci!

Tra i commenti di chi è stato in questa oasi keniana, per un turismo missionario, c’è quello di Mariella:

«Non si tratta semplicemente di alloggiare in una struttura meravigliosa dotata dei comfort, della calorosa accoglienza, del food italiano sapientemente preparato e mixato con la tradizione locale, e dell’essere guidati con cura nella scelta.

Ma di «vivere un’ esperienza mistica, l’incontro con la Madre Terra intesa non solo come territorio e popolo, ma anche come la forte emotività ed il dolore che essa trasmette».