Delle tre crisi concomitanti che affliggono il Mozambico (quella politica, la crisi climatico-ambientale e il perenne rischio della guerriglia islamista), una sembra finalmente vicina alla risoluzione.
La tensione politica si scioglie e i due “presidenti” si stringono la mano.
La “guerra” tra Daniel Chapo (attuale presidente in carica, vincitore ‘con riserva’ dalle ultime elezioni) e il candidato dell’opposizione, Venancio Mondlane, sembra chiusa.
Dopo mesi di conflitto interno, i due hanno firmato il 25 marzo un “patto” contenente impegni reciproci per mettere fine a cinque mesi di tensioni politiche e sociali, sfociate in uccisione di civili e repressione di piazza.
Far cessare le violenze, da entrambi i lati, sembra una priorità.
Chapo si impegna a tenere sotto controllo gli eccessi della ‘sua’ polizia, in particolare della UIR (Unità di intervento rapido) che nel corso dei mesi ha represso con violenza le manifestazioni dei sostenitori di
Quest’ultimo terrà a freno le rivendicazioni dei suoi followers.
Per quanto riguarda la seconda crisi del Mozambico, strutturale e difficile da affrontare, la guerriglia di Cabo Delgado, non è affatto archiviata.
C’è stata a febbraio scorso una ripresa dei combattimenti di matrice jihadista al Nord, e anche a marzo proseguono gli attacchi contro i civili. La gente continua a fuggire dai villaggi e i terroristi si avvicinano anche al sud.
In questo caos totale, che comunque rende difficile la vita ad una popolazione sempre in bilico, il nostro Paese non ha affatto intenzione di sospendere o rivedere le proprie attività economiche e commerciali nel nord del Mozambico.
Ha rilanciato la sua presenza a Cabo Delgado, con i progetti dell’Eni; ed annuncia l’avanzamento del Piano Mattei, che ha il suo epicentro a Manica, provincia agricola del Sud.
Ma andiamo con ordine e focalizziamo l’attenzione su Cabo Delgado, dove l’inquinamento e il pericolo delle operazioni relative all’estrazione di gas, si somma alla minaccia delle milizie armate.
L’impianto per l’estrazione e liquefazione di gas dell’Eni «è stato protagonista di numerosi fenomeni di gas flaring dal 2022, non adeguatamente riportati dall’azienda petrolifera».
Lo denuncia ReCommon nel suo ultimo report, ‘Fiamme nascoste’.
«Il flaring consiste nella pratica di bruciare in torcia il gas in eccesso estratto insieme ad altri idrocarburi, che ha impatti rilevanti sul clima, l’ambiente e – in prossimità di centri abitati – sulle persone».
Nonostante i rischi, la multinazionale italiana intende raddoppiare il suo business: è in cantiere il progetto Coral North, che si aggiunge alla piattaforma in mare di Coral South, raddoppiando rischi e criticità ambientali.
«Le emissioni totali associate all’intera catena del valore di Coral South FLNG e del progetto gemello Coral North FLNG (non ancora realizzato e per cui ENI cerca capitali sul mercato), sarebbero pari a un miliardo di tonnellate di CO2e, cioè più di tre volte le emissioni dell’Italia nel solo 2023», scrive ReCommon.
Così la terza delle crisi concomitanti, quella ambientale, che porta con sè climate change e cicloni distruttivi, viene alimentata.
Ovviamente non c’è solo il nostro Paese ad approfittare del business di gas, petrolio e ricchezze minerarie in Mozambico.
Il Paese è nella morsa di diverse multinazionali, tra le quali la Total.
L’Italia però è molto presente e il Piano Mattei le consente, tramite il braccio “buono” della sua politica estera, la Cooperazione allo sviluppo, di godere di relazioni privilegiate con i governi in carica.
Nello specifico il Piano Mattei porta avanti un progetto chiamato Caam, Centro agroalimentare di Manica.
«Mentre si gettano nel contenitore del Piano Mattei progetti calati dall’alto e già datati – fa notare Simone Ogno di ReCommon – operazioni come questa servono a distogliere l’attenzione dall’azione indisturbata di multinazionali energetiche e istituzioni finanziarie come Eni e Sace a Cabo Delgado».
In questo contesto a dir poco “incandescente” i nostri missionari sono vicini alla gente e sostengono con iniziative concrete, dichiarazioni esplicite ed evangelizzazione, un popolo in seria difficoltà.