Mongolia: una donna a capo dell’ufficio pastorale di una piccola Chiesa

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Il suo nome è Chamingerel ma ha deciso di chiamarsi Rufina dopo avere ricevuto il battesimo a Ulan Bator.

Ha 35 anni ed è esperta di tecnologie digitali e per questo è stata incaricata del coordinamento dell’Ufficio pastorale della Prefettura Apostolica della capitale della Mongolia.

«Ho conosciuto la fede cattolica”- racconta Rufina all’Agenzia Fides – quando ero studentessa. Un mio parente e la sua famiglia mi invitarono a partecipare alla mia prima celebrazione eucaristica.

Per la prima volta sono entrata in una parrocchia. Era il 2004.

Sono ancora emozionata nel ricordarlo. Sono rimasta colpita dalle parole dell’omelia e dall’atmosfera accogliente. Oggi posso dire che l’incontro con i cristiani mi ha aperto gli occhi ed il cuore».

La Chiesa di Mongolia è giovane e piccola: nel 2002 san Giovanni Paolo II ha creato la prefettura apostolica di Ulan Bator e in quella data c’erano 114 fedeli di cui due sacerdoti, sette religiosi e 17 suore.

Oggi su tre milioni di persone sparse in una enorme estensione territoriale ci sono oltre 1300 cattolici, sotto la guida del vescovo Giorgio Marengo, nominato cardinale nel Concìstoro dello scorso agosto.

In Mongolia tanti incontrano il cristianesimo dopo che la loro sensibilità è stata modellata dal buddismo e dallo sciamanesimo.

Per questo è importante che possano percepire «l’essenzialità del cristianesimo con il proprio cuore e con la propria intelligenza» spiega Rufina, che ricorda il ruolo fondamentale dei missionari in Mongolia chiamati a diventare “piccoli semi” di Vangelo.