Missio Giovani/ Rocca passa il testimone: “la missione cambia il mondo”

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Abbiamo la «certezza che la missione può cambiare e cambierà il mondo».

Sappiamo che «un giorno ci sarà giustizia per i popoli: la speranza non morirà fino a quando le disuguaglianze sociali ci faranno stringere i pugni, rimboccare le maniche, e partire per giungere fino agli estremi confini della Terra».

Sono le parole iniziali del discorso di Giovanni Rocca, Segretario nazionale uscente di Missio Giovani, che ieri a Roma ha ufficialmente passato il testimone ad Elisabetta Vitali.

«Nelle scorse settimane – ha detto Rocca – man mano che il passaggio di testimone si avvicinava, per tenere a bada i sentimenti e giungere a questo giorno con la necessaria lucidità, ripetevo a me stesso le parole di Nuovo Cinema Paradiso: “Qualunque cosa farai, amala, come amavi la cabina del paradiso quando eri picciriddu”.

Guardando indietro ai suoi sette anni di Segretario Nazionale, all’interno della Fondazione Missio, ha raccontato Giovanni, «districarsi in una Chiesa dove la fiducia ai giovani è sulla bocca di tutti e nei fatti di pochi, ci ha costretto a farci grandi e a nascondere le paure».

Ma anche per i giovani missionari le cose lentamente stanno cambiando.

«Può sembrare che nulla sia cambiato in questi anni ma non è così», ha detto Rocca.

«Tocca a voi ora continuare a farvi sentire e un risultato concreto nel nostro ambito lo abbiamo già ottenuto: una nuova Convenzione dedicata interamente agli under 30. Che sancisce una volta per tutte che i giovani sono protagonisti della missione!».

La Convezione in questione consente ai giovani fino a 35 anni, di chiedere al proprio vescovo di partire in missione per un periodo di massimo 12 mesi (non prorogabile) e può essere attivata per un massimo di 70 giovani all’anno.

In uno dei passaggi più toccanti della sua relazione finale Rocca ha chiesto perdono a nome di una parte della Chiesa:

«Nel pieno del mio ruolo, che lascio contestualmente a questo ultimo atto, permettetemi di chiedere perdono a nome di questa piccola, meravigliosa fetta di Chiesa che ho rappresento».

«Perdono per tutte le volte che non ci alziamo in piedi per far vincere la pace, contro le logiche della guerra che attanagliano il mondo.

Perdono per aver taciuto, quando la spensieratezza dell’infanzia veniva interrotta dalla malvagità. Perdono per aver lasciato che il desiderio di ricchezza corrompesse le nostre scelte.

Perdono per aver rivolto lo sguardo dall’altra parte quando la sorella e il fratello tendevano la mano in cerca di aiuto.

Perdono per aver respinto, isolato e giudicato, non chi odia ma chi ama in una forma definita “contro la morale” o che genera “scandalo”».

Perdono per quando non ci siamo lasciati scandalizzare da ciò che realmente merita disprezzo: corruzione, abuso di potere, repressione».

Poi, rivolgendosi alle donne:

«Oggi più che mai, rivolgendomi a voi donne, vi chiedo perdono. Perdono per la nostra sordità. Perdono per le battaglie ignorate, derise e inquadrate nelle ideologie».

E tornando alla missione:

«Se il desiderio della missione vi toccasse il cuore anche solo per un istante non mettetelo a tacere. Non ci credete, non è la stessa cosa starsene chiusi in casa.

Non partire non sarà mai “come se” foste partiti e quella fame di altro, di incontro, di diversità, non verrà mai saziata».

Ed infine:

«Buttatele via le certezze. Siate esploratori di nuove frontiere e poi abbatte anche quelle. 
Andate più lontano possibile, tornate, oppure no, ma vi prego non state fermi.


Piuttosto, e ve lo dico perché finalmente ho avuto il coraggio di fare questo dono a me stesso, se dovete sostare, fatelo nell’amore per qualcuno e nella passione per qualcosa.

Che sia quello il vostro posto felice nel mondo.

Solo così vi sentirete vivi ogni giorno e sarete luce sul cammino chi condivide la strada con voi».