«Voi sindaci e noi vescovi abbiamo una simile missione, pur con compiti diversi: costruire su tutto il Bacino del Mediterraneo una “grande tenda di pace”, dove possano convivere, nel rispetto reciproco, i diversi figli del comune Padre Abramo, ebrei, cristiani e musulmani».
Nel suo saluto ai sindaci che oggi si incontrano nel Florence Mediterranean Mayors’ Forum presso Palazzo Vecchio, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente Cei, ha rilanciato alcune domande ispirate al Documento di Abu Dhabi sottoscritto il 4 febbraio 2019 da papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb: come custodirci a vicenda nell’unica famiglia umana? Come far prevalere, nelle nostre comunità, l’accoglienza a chi è diverso da noi per tradizione religiosa e culturale? Come le religioni possono essere vie di fratellanza anziché muri di separazione? Le risposte devono «favorire il complesso problema della cittadinanza – un compito che abbiamo, particolarmente, voi come sindaci e noi come vescovi -. Sono fermamente convinto che insieme dobbiamo promuovere processi di pace, fratellanza e giustizia» ha concluso il cardinal Bassetti.
Aprendo l’incontro il sindaco Dario Nardella ha voluto ricordare con un minuto di silenzio le vittime che la guerra in Ucraina ha già prodotto. Il sindaco ha ricordato il profondo legame che unisce Firenze alla città di Kiev, grazie al gemellaggio siglato nel 1967, dall’allora Sindaco Bargellini. La discussione a molte voci è stata dedicata al confronto su progetti culturali tra città e Paesi dell’area, per gettare le basi di una rete dinamica che sia veicolo di crescita economica e sociale. E quindi strumento di stabilità e convivenza pacifica.
Le Università del Mediterraneo
Il professor Romano Prodi, già presidente della Commissione Europea ha aperto la sessione “Urban dialogues”, sottolineando che «questo incontro ci sta ridando speranza in giorni tanto tristi per l’Europa e il mondo intero. Nell’ultimo secolo l’area è stata teatro di conflitti in un quadro di relazioni che si è frammentata sempre di più. Ora dobbiamo ricomporre i conflitti e questo è ancora più oggi che il Mediterraneo è diventato come dice papa Francesco “un immenso cimitero senza lapidi” con interferenza di potenze estranee al Mediterraneo (cinque grandi portaerei oggi in queste acque ne sono un segnale). Se nella sponda Sud e mediorientale ci sono molte entità statali, al Nord c’è ormai una unica realtà: l’Europa che pur non potendo andar oltre i confini che le sono propri, può creare un “anello di amici” attraverso rapporti bilaterali in grado di concretizzare una apertura di orizzonti». Ora è il momento di riprendere progetti costruttivi come quello da lui lanciato all’inizio degli anni Duemila per la creazione di un grande sistema di università del Mediterraneo e per farlo, Prodi sceglie proprio Firenze «che pur non essendo una città di mare, ha tradizione di cultura e alto senso della civis politica che ne fa luogo di dialogo, non di guerra come sta accendo in questi giorni»
All’orizzonte Prodi vede le nuove generazioni, provate da guerre e pandemie, che avanzano e chiedono futuro. Per loro servono formazione e dialogo, con «la creazione di 30 università del Mediterraneo, non filiali al Sud di università del Nord, ma istituzioni culturali paritarie con presenza di universitari e professori di vari Paesi in grado di condividere esperienze e saperi. In dieci anni si possono formare 300mila ragazzi che si sono formati insieme e rappresentano le future generazioni. Questo cambia il Mediterraneo a Tripoli, a Napoli, a Barcellona, a Rabat, e così via. Parlo a sindaci perché questa volontà deve nascere dal basso che può coinvolgere l’Unione europea».
Le voci dei sindaci
Fadel Moussa, sindaco di Ariana in Tunisia, si è dichiarato favorevole ai progetti che uniscono «nello spirito di pace che oggi si respira a Firenze, perché la pace va costruita sul territorio, ogni giorno. Malgrado gli accordi internazionali ci saranno sempre interessi e ostacoli da superare. Oggi siamo di fronte ad un conflitto che nessuno è riuscito a fermare».
Florence Beenjamina Karic giovane sindaca di Sarajevo ha fatto dichiarazioni commosse di solidarietà a Kiev, oggi città martire come Sarajevo in passato. Figlia di padre musulmano e madre Serba, è la più giovane donna a ricoprire questo incarico, con due lauree e un dottorato, ricorda la guerra ma guarda ad un futuro europeo per la sua terra martoriata «Ricordo molto bene il lunghissimo assedio alla nostra città, il più lungo della sua storia. Siamo vicini all’Ucraina, a Kiev sotto l’attacco delle bombe. Siamo sopravvissuti e vogliamo restare un crocevia di culture e progetti per il futuro».
Tra i tanti interventi, anche quello di Fatma Sahin, sindaca di Graziantep in Turchia ha sottolineato la solidarietà alla capitale ucraina. Nella sua città vicine al confine con la Siria vivono circa 500mila rifugiati in situazioni difficili e prolungate nel tempo. «Ci vuole umanità – ha detto – per non dimenticare il valore di ogni vita umana. Non si può mettere a rischio la vita delle persone, non si può arrivare alla guerra per gli interessi sul petrolio o sul metano. Facciamo tutto il possibile perché il Mediterraneo sia mare di pace e non di guerra e terrorismo, lo dico come donna e come madre».