Maddalena Boschetti da Haiti: “l’eccezionale normalità di Luisa in missione”

La fidei donum parla della missionaria uccisa nell'isola caraibica e ricorda gli anni trascorsi assieme.

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«E’ eccezionale la normalità con cui Luisa ha vissuto la missione. Ma è una normalità che la gente spesso minimizza.

La quotidianità di Luisa si è rivelata nella fatica di essere sola: quando le sue consorelle hanno dovuto ritirare le forze, lei ha deciso di restare».

Inizia così il lungo ricordo che Maddalena Boschetti, fidei donum ad Haiti, ci restituisce di suor Luisa Dell’Orto, la missionaria barbaramente uccisa a Port-au-Prince il 25 giugno scorso.

«Siamo arrivate ad Haiti insieme: io il 18 luglio del 2004 e Luisa qualche mese dopo, era settembre, credo. Come stile e mentalità abbiamo legato immediatamente».

Poi aggiunge: «essendo italiane ed appena arrivate nell’isola, è stato naturale per noi crescere nell’amicizia e darci una mano. Devo tanto a Luisa!».

La fidei donum confida: «umanamente mi mancherà, come mancherà a tutti, ma questo vuol dire anche che io mi sento sempre più protesa a restare e a dare tutta me stessa in missione».

«Adesso il nostro cammino insieme si è interrotto perchè le non c’è più ma l’abbiamo vissuto e questo resta. C’è stato uno scambio su tutto».

Dal 2004 ad oggi le due donne hanno attraversato insieme i momenti peggiori della vita politica e civile del travagliato Paese caraibico, sostenendosi a vicenda.

«Abbiamo vissuto il momento della guerra civile, i rapimenti di allora, l’insicurezza, e poi il terremoto che ha fatto 300mila vittime – ricorda Boschetti –  Nei mesi del terremoto sono stata dai camilliani e poi sono andata da Luisa per due mesi, per essere presente e vicina a chi soffriva».

Poi il Colpo di Stato di luglio scorso, la paura e lo shock per l’uccisione del presidente di Haiti, Jovenel Moise che ha riacceso per un momento i riflettori sul Paese.

«Viviamo come dentro una ruolette russa qui», confida Maddalena Boschetti: la vita quotidiana ad Haiti è una sorta di azzardo continuo e restare vivi, non morire, una scommessa che tutti sono abituati ad ingaggiare.

«Sembra quasi impossibile riuscire a dare la visione di quello che succede qui: è un contesto di brutalità e violenza continua di cui è rimasta vittima Luisa.

Un contesto in cui la gente è costretta a continuare a lavorare, a spostarsi e a vivere nonostante il rischio: era quello che stava facendo lei, si stava solo spostando in auto»

In tutto questo, prosegue la missionaria, «io credo che la scelta di presenza sia stata anche per lei fondamentale, nonostante le sorelle avessero dovuto ritirare alcune forze.

Luisa ha chiesto di restare ed è stata accettata; questa presenza è profondamente incarnata nel carisma di Charles de Focauld».

La vita di Luisa Dell’Orto era suddivisa tra l’insegnamento della filosofia ai giovani seminaristi, ossia la formazione della Chiesa locale, la preghiera e le attività con i bambini. 

«E’ sempre stata puntuale e attenta ad una spiritualità bella».

«Fin dal 2004, nell’istituto di filosofia siamo state assieme, lei poi ha continuato andando ad insegnare agli studenti del seminario maggiore – ricorda –  Questa passione per la formazione e la responsabilità per i giovani sacerdoti era affiancata alle attività con i ragazzi e i bambini in difficoltà».

Tra una missione e l’altra Luisa viveva l’azzardo: durante gli spostamenti e i tragitti sempre pericolosi si ritrovava a dover suo malgrado, sfidare la morte. Come tanti. Non per inadeguatezza ma per eccesso di consapevolezza e dono di sè. 

«Da noi non si contano le vittime quotidiane, ma ci sono: nel solo mese di maggio son state rapite circa 300 persone, dieci al giorno – spiega Maddalena – chi esce di casa non sa se torna, però va perchè fa parte del rischio che calcola ogni giorno».

Infine, dice: «credo che sia solo questo che ora metto a fuoco: un dono grande.

Il Signore mi ritiene degna di dare la vita. Io stessa sento che sono chiamata a condividere la vita, sarei veramente ridicola se nel momento del pericolo e della difficoltà e sofferenza prendessi la valigia e me ne andassi perchè ho un passaporto straniero».

Una richiesta infine da Maddalena e da Haiti:

«dovete non lasciarci soli: io mi sento a casa qui, con le persone che mi aiutano mi sento protetta e in comunità ma non ci sono solo loro…

Il vostro modo di essere Chiesa italiana non è solo finanziario, deve essere quello di difendere il valore della presenza missionaria e di dirlo chiaramente».