La fame nel mondo «è uno scandalo», ha detto il Papa alcuni giorni fa mandando un messaggio forte e chiaro alla Fao e alle Nazioni Unite che si preparano al vertice del prossimo settembre.
La mancanza di «pane quotidiano è un crimine», perché viola i diritti umani.
I nostri missionari, dalle periferie del mondo, ribadiscono il concetto, portando testimonianza di una povertà che «non è casuale, ma voluta».
All’interno di terre massacrate dall’ingiustizia di un’economia predatoria. Agrobusiness e land grabbing, ad esempio, provocano inaridimento e ulteriore povertà in Africa, ma anche in America Latina, Brasile in primis.
«In questi decenni abbiamo visto la distruzione totale della terra in Brasile, per fare spazio prima ai grandi allevamenti di mandrie e poi all’agrobusiness – racconta Maria Soave Buscemi, missionaria laica fidei donum –. Ciò significa chilometri e chilometri di distese di soia, canna da zucchero e granturco. Ma tutte queste colture non servono a sfamare la gente, no! Sono eco-combustibili per il mercato».
Maria Soave invita a tornare alla saggezza di Madre Terra: «io sono missionaria nella prelatura di San Felix di Araguaia – dice –. Negli anni ‘60 questo territorio ebbe il suo primo vescovo, don Pedro Casaldaliga. A quei tempi la terra faceva parte della Pan-amazzonia (anche oggi, sulla carta), per cui c’erano grandi distese di foreste e diversi popoli indigeni che vivevano liberamente queste foreste”. Poi negli anni ‘80 è arrivato l’agrobusiness industriale. E con esso le monocolture.
Il granturco coltivato non serve a sfamare la gente ma a produrre biodiesel.
I contadini «perdono continuamente terra e vengono massacrati con forme di ingiustizia diverse, e la terra stessa viene massacrata da tanto veleno».
Tra tutti, l’Africa resta chiaramente il continente più impoverito e sfruttato.
Ai vertici vi è un sistema altamente diseguale: due missionari storici, don Amedeo e suor Rita, da Benin e Mozambico, spiegano perché le parole del Papa sono profetiche e ci aprono gli occhi.
«Papa Francesco da buon pastore e pastore di una Chiesa delle periferie, sa bene quello che succede in Africa – dice suor Rita Zaninelli da Nampula –, e ha un’autorità morale per dirlo. Ha ragione il Papa: è uno scandalo e un crimine!
Un Paese come il Mozambico, per esempio, così ricco di legname, di minerali, di carbone, di tutto, vive in povertà e ristrettezze. Sì, è proprio uno scandalo! Non ho grande simpatia per i vertici Fao, ma quello che posso dire con certezza è che non avere da mangiare è effetto di un crimine».
E spiega che “non avere cibo per i poveri è una precisa scelta di chi ha potere. Grazie a Dio abbiamo la profezia di Papa Francesco».
La fame per i missionari è qualcosa che si tocca con mano. Don Amedeo Cristino, fidei donum in Benin, racconta la storia di otto donne del villaggio di Cotiakou, dove vive. Sono vedove, prive persino del cibo quotidiano: in questi contesti poverissimi i missionari fanno davvero tutta la differenza del mondo e possono rappresentare lo spartiacque tra la vita e la morte.
Eppure la carità non può bastare a lungo andare: lo dice ancora suor Rita che si batte contro il land grabbing. «Se non invertiamo i meccanismi economici che ci sono dietro la fame, non risolveremo mai il problema. Tutto il sistema è sbagliato: i poveri sono funzionali ai ricchi».