Lettera di 124 leader religiosi al G20: porre fine alla crisi del debito nell’anno del Giubileo

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«Come leader religiosi, siamo profondamente turbati dall’impatto che questa attuale crisi del debito sta avendo sulle vite dei più poveri e vulnerabili in tutto il mondo»:

lo scrivono, in una lettera ai ministri delle finanze del G20, 124 leader religiosi, tra cui cardinali, vescovi, responsabili di congregazioni religiose e rappresentanti di diverse fedi, che si rivolgono ai leader politici per chiedere di lavorare per porre fine alla crisi del debito che paralizza gli sforzi per contrastare la povertà e l’azione sul clima.

«Oggi, la necessità di agire è persino maggiore rispetto al Giubileo del 2000, quando è stata lanciata la prima campagna per la riduzione del debito: 3,3 miliardi di persone, quasi metà della popolazione mondiale, vivono ora in Paesi che spendono di più per il pagamento del debito che per la salute, l’istruzione o interventi climatici salvavita».

Secondo le religioni, le ristrutturazioni del debito secondo il quadro comune del G20 “richiedono tre volte più tempo rispetto ai processi precedenti” con un pesante ruolo dei creditori privati.

Si parla di «inefficienza e iniquità» in questi meccanismi, mentre c’è bisogno di «un sistema di debito globale equo e funzionale», che, scrivono i leader religiosi, è quello previsto dalla tradizione del Giubileo: perdono dei debiti, restituzione della terra, liberazione degli schiavi, azioni che esprimono «giustizia, misericordia e riconciliazione», in un patto rinnovato con Dio e in armonia all’interno della comunità.

La lettera, firmata dai leader religiosi, è particolarmente indirizzata ai ministri delle finanze del G20, riuniti a Johannesburg il 26 e 27 febbraio.

Tra i firmatari della lettera, che riconoscono anche gli appelli di Papa Francesco ai decisori politici per affrontare la crisi del debito globale durante l’anno giubilare, figurano: cardinal Stephen Brislin, arcivescovo di Johannesburg; cardinal Vicente Bokalic Iglic, arcivescovo di Santiago del Estero, membro del dicastero per l’Evangelizzazione; il cardinal Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre, presidente del Consiglio episcopale latinoamericano; cardinal Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Città del Messico; card. Isao Kikuchi, arcivescovo di Tokyo, presidente di Caritas Internationalis (che ha diffuso oggi il documento); rev. Anne Burghardt, segretario generale Federazione luterana mondiale;

Reverendo Susan C. Johnson, vescovo nazionale della Chiesa evangelica luterana in Canada; rev. Setri Nyomi, segretario generale Comunione mondiale delle chiese riformate; suor Luzia Premoli, superiora provinciale Missionarie comboniane (Provincia dell’Africa francofona); suor Teresa Hougnon, presidente Suore domenicane di Maryknoll.

Di fronte dell’acuta crisi del debito globale – prosegue la lettera – occorre «promuovere un quadro di cancellazione del debito che riduca i pagamenti del debito a un livello realmente accessibile, sospenda i pagamenti del debito durante la negoziazione della cancellazione».

Occorre «una legislazione che garantisca la partecipazione dei creditori privati alla cancellazione del debito; è necessaria una riforma delle istituzioni finanziarie internazionali, in modo che i Paesi debitori siano adeguatamente rappresentati, con diritti umani e ambientali al centro».

I leader religiosi chiedono inoltre la creazione di una Convenzione sul debito delle Nazioni Unite per concordare regole sulla risoluzione/regolazione delle crisi del debito, prestiti responsabili e l’istituzione di un registro pubblico del debito globale in modo che tutti i creditori e i governi debitori siano ritenuti responsabili.

«Intraprendere queste azioni non solo affronterà la crisi del debito immediata, ma getterà anche le basi per un sistema finanziario globale più giusto e resiliente», concludono i leader religiosi, che invitano i ministri a essere «pellegrini della speranza, che agiscono con coraggio, solidarietà e compassione in questo anno giubilare».