L’Africa reclama due membri permanenti al Consiglio di Sicurezza Onu

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Da tempo gli africani chiedono a gran voce una riforma delle Nazioni Unite.

L’Africa infatti è il solo Continente che non sia rappresentato tra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu. Che lo ricordiamo sono cinque: russia, Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.

Richiamandosi al “Consenso di Ezulwini” che già nel 2005 aveva preso atto della posizione comune di tutti i Paesi africani per una riforma condivisa, l’Africa reclama il diritto di avere una rappresentanza permanente di due membri con diritto di veto e cinque seggi non permanenti nella stanza dei bottoni dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Le vicende geopolitiche che il mondo sta attraversando in questi giorni rende più che mai necessaria una riforma che sia veramente rappresentativa di tutti.

Mettendo così fine ad un’ingiustizia storica verso il Continente africano le cui rivendicazioni hanno tutta l’aria di essere frutto di una determinazione politica sconosciuta alla vecchia classe dirigente.

Le nuove generazioni non sono più disposte a farsi dettare leggi e regole senza un loro preciso coinvolgimento nel meccanismo decisorio dell’ONU.

«Una riforma seria e rapida», questo hanno chiesto i partecipanti all’undicesima riunione del
Comitato dei Dieci Capi di Stato e di Governo dell’Unione Africana, il C10, organizzata ai primi di
giugno.

«Una Riforma che riveste un carattere assolutamente prioritario» come afferma appunto il
Ministro algerino degli Affari Esteri e della Comunità nazionale all’Estero, Ahmed Attaf
esprimendosi di fronte ai diplomatici convenuti ad Algeri.

Da più parti si levano voci a favore di una riforma delle Nazioni Unite, ma, ha sottolineato Attaf, «non tutti hanno gli stessi obiettivi nobili di giustizia sui quali riposa la posizione comune di noi africani».

La riforma che reclamiamo, ha continuato Attaf, «vuole eliminare una profonda ingiustizia verso il nostro Continente, non rappresentato nel Consiglio permanente e il meno rappresentato nelle altre istanze istituzionali delle Nazioni Unite».

La determinazione espressa dal Ministro algerino è apparsa in perfetta sintonia con il momento storico che il mondo sta attraversando, bisognoso più che mai di far uscire l’Onu dalle secche di divisioni, interessi di parte e polarizzazioni che ne paralizzano l’azione e ne limitano il ruolo di garante della legittimità internazionale riconosciuta da tutti.

Prendendo ad esempio quello che sta succedendo a Gaza, Attaf ha parlato di una «guerra genocidaria senza che il Consiglio di Sicurezza possa mettere fine all’aggressione feroce di Israele che è inflitta alla popolazione e fornirle i mezzi per la sua sopravvivenza».