Un’elargizione gratuita di 50mila tonnellate di grano, dirette in sei Paesi africani “amici”: Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Repubblica Centrafricana ed Eritrea.
È la “concessione” di Vladimir Putin all’Africa, dopo l’annuncio della sospensione della Black Sea Grain Initiative, accordo che consentiva alle navi provenienti dall’Ucraina un passaggio sicuro verso il Sud.
Putin lo ha annunciato oggi in apertura del summit Russia-Africa, in corso a San Pietroburgo.
Restano però fuori da questa “elargizione” molti Paesi del Nord Africa e del Corno d’Africa, Egitto in primis.
Soprattutto resta l’incognita sul futuro di gran parte del continente africano che dipendeva all’80% dall’Ucraina per gli approvvigionamenti alimentari.
Nel 2022, grazie all’Iniziativa del Mar Nero (dalla quale ora Putin vuole uscire sostituendosi all’Ucraina), la Somalia aveva ricevuto ben 84mila tonnellate di grano, rispetto alle 31mila del 2021.
Nel Paese fallito, minacciato da Al Shabab, braccio armato delle Corti islamiche, gli aiuti alimentari sono tutto.
«Queste sono mosse essenzialmente politiche – ci spiega da Lusaka, in Zambia, padre Antonio Guarino, missionario comboniano, riferendosi alla “guerra del grano” – Io non credo che l’Africa resterà senza grano, e ritengo inoltre che la questione non sia economica ma davvero molto politica».
Secondo padre Guarino queste «sono situazioni che dopo un po’ di tempo si possono ribaltare.
E’ difficile da capire fino a che punto la Russia si farà garante di questa possibilità di fornire lei stessa il grano. Fra un mese tutto potrebbe cambiare».
Secondo padre Jorge Alberto Bender, francescano e agricoltore in Mozambico, il collasso della Black Sea Grain Initiative (con il niet della Russia alle esportazioni di grano dall’Ucraina) riguarderà solo marginalmente l’Africa Subsahariana ma avrà «conseguenze importanti sulla sicurezza alimentare della parte più sofferente del continente».
L’accordo sul grano era stato negoziato dalla Turchia e dalle Nazioni Unite a luglio del 2022 per consentire alle navi che trasportavano fertilizzanti e prodotti agricoli di lasciare i porti ucraini: era stato così possibile far arrivare dall’Ucraina 32,8 milioni di tonnellate di mais e grano.
Oltre la metà diretto nei Paesi in via di sviluppo, anche sotto forma di donazioni al World Food Programme, che ne aveva ricevute 313 tonnellate destinate ad Etiopia, Kenya e Somalia.
«Il blocco si farà sentire purtroppo in Somalia, che importava già prima della guerra il 90% del grano da Russia e Ucraina, ed è un paese già devastato dal conflitto e dalla siccità», prevede padre Jorge Bender.
Il missionario di origini argentine è tra i promotori di una fazenda agricola senza padroni nella savana mozambicana.