“Io capitano”: Seydou come Ulisse nel viaggio che sfida il destino

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Una lunga fila di persone traversa a piedi il deserto.

Le sagome si stagliano contro l’orizzonte infuocato di giorno, totalmente buio nella notte, dove la piccola lampada della guida in movimento sembra enorme.

Dalla sabbia affiorano i cadaveri di quanti non ce l’hanno fatta a proseguire il viaggio verso la meta del sogno: una vita nuova, là, oltre il Mediterraneo.

La processione di uomini e donne sempre più deboli, si assottiglia di giorno in giorno e non c’è speranza per chi cede.

Seydou, 16 anni, cerca di aiutare a rialzarsi una anziana accasciata (forse pensa alla mamma che ha lasciato a Dakar), non accetta si possa morire così.

Quando cerca di tirarla su, lei comincia a fluttuare in cielo col suo vestito colorato, come un aquilone. Come una immagine felice che aiuta a sopravvivere nella tragedia.

È una dei momenti più intensi di “Io capitano” di Matteo Garrone, vincitore del Leone d’argento per la regia all’ultimo Festival di Venezia.

Film che unisce cronaca e racconto interiore – a tratti onirico – dei protagonisti. “Io capitano”, designato a rappresentare il cinema italiano per l’Oscar 2024 per il miglior film internazionale, è un’opera complessa, che presenta diversi piani di lettura.

 L’originalità di quest’opera, volutamente in lingua originale con sottotitoli, è nella capacità di essere al tempo stesso sogno e storia (ispirata dalla vicenda del minorenne Fofana Amara che aveva portato in salvo centinaia di migranti su una barca partita dalla Libia e, appena arrivato in Italia, arrestato come scafista).

Ma quello che rimane dentro, le immagini che si sedimentano sono quelle di una epopea che coinvolge migliaia di persone non solo attorno al Mediterraneo o dall’Est europeo ma sempre di più in tutto il pianeta.

Seydou come Ulisse, compie un percorso di iniziazione attraverso prove penose e laceranti: parte ragazzo e arriva “capitano”, adulto responsabile per ricatto di trafficanti locali di un barcone malandato che non sa neppure guidare. 

(Una versione estesa di questo articolo è in pubblicazione sul numero di novembre di Popoli e Missione, per richiedere una copia: popoliemissione@missioitalia.it)