«La Chiesa in Mongolia è una realtà viva e dinamica che richiede molta attenzione e molto lavoro. È bellissimo, perché si sente la forza della comunità cattolica che inizia il suo percorso!».
Così parlava con noi di Popoli e Missione tre anni fa da Ulan Bator, in Mongolia, padre Giorgio Marengo, missionario della Consolata nominato da Papa Francesco prefetto apostolico della capitale, il 2 aprile del 2020.
A soli 45 anni padre Giorgio aveva assunto su di sè un ruolo delicato, che lo ha visto e lo vede impegnato in un compito diplomatico, di coordinamento tra le realtà missionarie della Chiesa, ma anche di dialogo interreligioso.
Oggi padre Marengo e tutta la sua comunità cattolica di Ulan Bator attendono il Pontefice che dal 31 agosto sarà in visita apostolica in Mongolia.
«Pur essendo questa una realtà piccola e lontana dal resto del mondo, è a suo modo completa e ha bisogno di interventi e di incoraggiamenti che assorbono molte energie», ci spiegava in quella intervista padre Giorgio.
La Mongolia, terra di confine tra Russia e Cina, è una ex Repubblica di stampo sovietico (era Repubblica Popolare Mongola fino al 1992), diventata uno Stato democratico, con il crollo del regime. E il credo maggioritario è quello buddista tibetano.
Ed in effetti la presenza ufficiale del Vaticano qui risale al 1992, da allora ci sono una serie di rapporti bilaterali con le autorità governative e la società civile e sono attive diverse congregazioni religiose, chiamate a collaborare armonicamente tra di loro.
Parlando dell’avventura missionaria, padre Giorgio ricordava che «tutto iniziò ad Ulan Bator, nel 1992, con l’arrivo dei primi tre missionari, tra cui monsignor Wenceslao Padilla, che con grandi sacrifici ha messo su un primo nucleo di Chiesa cattolica».
Il due settembre prossimo sempre ad Ulan Bator il Santo Padre incontrerà i Vescovi, i sacerdoti, i missionari, i consacrati, le consacrate, e gli Operatori Pastorali nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo.
A Vatican news padre Marengo ha detto ieri:
«La Chiesa è impegnata per il settanta per cento delle sue attività in progetti di promozione umana integrale: dall’educazione alla sanità, passando per la cura delle persone più fragili.
Ma si occupa anche della vita di fede che si concretizza con il pre-catecumenato, con il catecumenato, con la vita liturgica e con la catechesi continua».