I cambiamenti climatici in Africa non sono solo teorie. Gli opposti fenomeni atmosferici – inondazioni, piogge torrenziali e siccità – portati alle estreme conseguenze, causano uno sconvolgimento totale nelle vite della gente. E rendono impossibile avere una quotidianità.
Il lago Tanganyika (il secondo più profondo al mondo) ad esempio, al confine tra Tanzania, Repubblica Democratica del Congo, Burundi e Zambia, un tempo era fonte di vita e relativo benessere.
Il Congo ha sempre goduto dei vantaggi del grande lago. Ma i cambiamenti climatici portano distruzione anche nei dintorni di questi bacini enormi.
Un bell’articolo del Guardian racconta questi cambiamenti climatici e spiega come negli ultimi due mesi, piogge torrenziali, inondazioni e tempeste hanno ucciso oltre 13 persone in Congo e distrutto 4.200 case, danneggiando 112 scuole.
Suor Delia Guadagnini, missionaria saveriana ad Uvira, cittadina congolese che sorge non lontana dal lago Tanganyika, è una testimone diretta e molto attenta di questo caos.
“Qui ad Uvira, nel Sud Kivu, in diverse occasioni, ho vissuto l’esperienza di catastrofi, violenze, insicurezze e problemi vari, come si trattasse di situazioni normali”, dice suor Delia in una intervista all’Osservatore Romano.
Lo scorso anno ad aprile Uvira era stata letteralmente sommersa dall’acqua, la città ‘affogava’ nelle piogge ininterrotte. Oltre cinquanta persone persero la vita. Noi lo abbiamo documentato: la missionaria ci aveva dettagliatamente spiegato cosa accadeva.
Come vanno le cose oggi ad Uvira, a distanza di un anno? La città non è più tornata quella di prima, la distruzione è visibile ma le persone hanno recuperato la loro quotidianità.
«I cambiamenti climatici continuano e ci sono disastri ma quando arriva il pericolo adesso si scappa», dice suor Delia Guadagnini da Uvira.
La forza del popolo africano, la sua resilienza, dopo centinaia di anni di lotta alle avversità, sono oramai assodate. Però questa sofferenza non è a lungo sostenibile ed è l’avvisaglia di un mondo in trasformazione che deve allarmare tutti.
«I detriti sono ancora tutti qui, abbiamo chiesto di aiutarci ma niente, tanta gente è scoraggiata perchè non vede un intervento e aiuti a livello provinciale e nazionale e ci si limita a tirar via i sassi», ci racconta suor Delia.
«La popolazione, pur stremata da una serie di avvenimenti negativi – racconta la suora all’Osservatore – davanti a drammi che sembrano insormontabili quali la perdita di persone care, di abitazioni, di acqua potabile, cibo, assistenza sanitaria, ecc., trova in sé, nella fede cattolica o in altre religioni la forza di risollevarsi, di non piangersi addosso, di guardare avanti, di non disperarsi, di mettere le forze insieme a quelle di altri per costruire l’oggi e il futuro”.
Il clima tropicale in un Paese come il Congo è la norma, ma questo clima si è polarizzato: la stagione delle piogge adesso distrugge, mentre prima veniva a portare irrigazione e vita.
Se gli effetti dei cambiamenti climatici sono visibili nell’immediato in Africa, è probabile che anche nel resto del mondo presto daranno i loro segnali di distruzione e di certo vanno arginati.
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