Il Covid sta colpendo duro in diversi Paesi africani, in particolare in Zambia, Uganda, Kenya, Namibia e Sudafrica, Tunisia ma anche in Etiopia, dove le dosi di vaccino indiano sono insufficienti ed è quasi impossibile ricorrere alla seconda necessaria vaccinazione.
A parlarcene sono padre Antonio Guarino, missionario comboniano in Zambia (che si trova al momento in Italia ma è in stretto contatto con la missione di Lusaka) e don Angelo Regazzo, salesiano in Etiopia.
«In Zambia come in Uganda, soprattutto a Kampala, il virus sta andando forte. E’ preoccupante…molto! Nelle ultime settimane ci sono stati diversi ricoveri e una impennata di casi positivi. Fa paura… Abbiamo perso due suore e alcuni confratelli comboniani si sono ammalati», racconta padre Antonio.
«Questi ultimi 15 giorni sono un momento tremendo: 35mila positivi e la situazione preoccupa – dice – Si parla di variante Delta e i problemi rimangono la mancanza di ossigeno e la scarsità di dosi, tanto che stanno mettendo in dubbio le elezioni programmate per agosto».
L’allarme è stato lanciato anche dal vescovo di Chipata, regione dello Zambia tra le più colpite.
Inoltre, una difficoltà riguarda il riconoscimento del vaccino che viene distribuito in Zambia e che non contiene il brevetto ufficiale dell’Astra Zeneca, nonostante la composizione chimica sia praticamente identica. «Non è stato riconosciuto dall’Oms», dice padre Guarino.
«In Zambia ad agosto dovrebbero esserci le elezioni presidenziali, che faranno? Alcuni rappresentanti del governo sono morti di Covid e noi stessi missionari comboniani siamo stati colpiti con tre casi. Tutti sono finiti in ospedale con l’ossigeno e hanno avuto conseguenze a livello mentale e allucinazioni. Questo è accaduto anche ad altri confratelli in Uganda».
In Zambia inoltre c’è «una forte escursione termica, il freddo notturno sembra farlo sviluppare di più».
E’ preoccupante anche quanto accade in Etiopia, dove, oltre alla guerra che ha sconvolto la regione del Tigray causando una pesantissima crisi umanitaria, il Covid non sembra essere sotto controllo data anche la scarsità di dosi del vaccino indiano.
«Non c’è possibilità di fare la seconda dose di Covishield a breve – ci spiega don Angelo Regazzo da Addis Abeba – Io stesso ho fatto la prima ma la seconda ‘forse’ arriva tra tre mesi».
La mancanza di scorte africane riguarda anche il funzionamento inceppato di Covax, il meccanismo dell‘Oms che avrebbe dovuto coprire il fabbisogno di vaccini nei Paesi poveri, ma che a causa dei brevetti e della scarsa distribuzione non riesce a decollare come previsto.
(Foto Wikipedia, https://www.flickr.com/photos/193200598@N04/51234341588/)
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