Shire è una città di 300mila abitanti al nord dell’Etiopia, in Tigray, regione che negli ultimi due anni è stata destabilizzata da un’insicurezza che ha determinato devastazione e distruzione.
Nell’ultimo anno, un bambino su dieci è stato vaccinato e il numero di mamme morte per il parto è raddoppiato.
Lo racconta don Dante Carraro, direttore del Cuam, di ritorno dal Paese martoriato dalla guerra interna all’Etiopia.
Attualmente funziona solo il 3% del sistema sanitario, spiega e questo è stato conseguenza diretta di tanto «odio, morti e fuga».
«Nella regione si calcola che ci siano milioni di sfollati interni che si spostano da un luogo all’altro per cercare un po’ di sicurezza e di pace. 500mila sono gli sfollati solo nella città di Shire.
Ma nonostante tutto, nonostante si vedano strutture distrutte o depredate, nonostante negli occhi delle persone si legga una profonda amarezza e tristezza per gli orrori vissuti, sono contento di essere qui, perché dentro la distruzione colgo anche tanta forza e voglia di ricostruire».
Sono ancora 13 milioni le persone che necessitano di aiuti umanitari e di cibo, in Tigray e nelle regioni limitrofe di Amhara e Afar;
Solo il 3% delle strutture sanitarie del Tigray funziona, il resto è stato in parte o totalmente distrutto; oltre 1 milione di sfollati interni ha bisogno di aiuto. A Shire si contano circa 500.000 sfollati.
Dei 4 ospedali esistenti nella zona, 2 sono stati distrutti e gli altri 2 funzionano solo in parte.
Ad aggravare la situazione è la mancanza di cibo. Il World Food Programme stima che l’89% delle famiglie del Tigray si trovi in condizione di insicurezza alimentare.
Con la conseguenza di un preoccupante aumento della malnutrizione severa nei bambini con meno di 5 anni e nelle donne in gravidanza.
(La foto è fornita da ufficio stampa CUAMM)