Nel dramma che si perpetra in Medio Oriente, dove il terrore e la violenza hanno preso il sopravvento su tutto e tutti, ha fatto riflettere un dato che nel settembre scorso è stato diffuso da Save the Children, l’organizzazione internazionale che lotta per salvare i minori a rischio e per garantire loro un futuro: il 2023 è stato l’anno più letale per i ragazzi palestinesi.
Tutto questo è ancora più drammatico se si pensa che i dati diffusi risalgono ai primi nove mesi, quindi prima dei raccapriccianti attacchi terroristici che Hamas ha lanciato contro Israele.
A settembre scorso si contavano già 38 ragazzi palestinesi uccisi dalle forze militari israeliane nella Cisgiordania occupata. Si tratta di più di un minore ogni settimana.
Anche sull’altro fronte, quello israeliano, il dolore non era da meno: nel 2023 (fino a settembre scorso) erano già stati uccisi sei bambini ebrei.
E questi dati sono la dimostrazione di come un conflitto esacerbato da oltre 70 anni si stesse inasprendo e generasse sofferenze, vendette, violenze, violazioni di diritti e di futuro, ben prima del 7 ottobre scorso.
Uno dei bambini palestinesi uccisi a settembre era stato intervistato da Save the Children nel 2022: «Il mio sogno – diceva – è poter guardare qualsiasi cosa mentre vado a scuola, come gli uccelli e la natura.
Voglio vedere le cose che ho sempre immaginato.
Non voglio sentire l’odore del gas o vedere soldati ovunque.
Non voglio avere paura di uscire. Non voglio che mia madre abbia paura che io mi faccia male o che vaghi per le strade a cercarmi, temendo che io sia stato ferito dai soldati israeliani».