Da Uvira in Congo, passando per Bangui, nel Centrafrica, fino a Chipene in Mozambico, gli auguri natalizi arrivano dai nostri missionari portando messaggi non scontati e carichi di significato. Spesso anche carichi di difficoltà.
«Nel profondo buio delle notti di questo mondo – scrivono da Uvira le saveriane suor Delia, Elisa e Dumiel – il Natale illumini di nuova luce l’umanità e rinnovi le nostre speranze che sono assopite.
Che la celebrazione del Natale che stiamo per vivere, ci apra gli occhi sulla presenza silenziosa e discreta di Dio nelle nostre Betlemme di oggi. E che nessuno sia escluso da questa Buona Notizia».
Suor Elvira Tutolo, missionaria di Santa Giovanna Antida Touret, dal Centrafrica, ci racconta invece di un Natale molto difficile:
«io sono stanca, molto stanca, sinceramente attraverso un momento di forte sconforto e abbattimento perchè mi sono sentita lasciata sola e la mia speranza vacilla».
La sua forza però non viene mai meno, nonostante tutto: «ci sono stati vari incendi qui – ci racconta suor Elvira – hanno dato fuoco ad un magazzino grande di medicinali per la tubercolosi e l’Aids, e l’altra notte anche alla sede della Comunità europea. Perchè?».
Si vive una fase, anche lunga, di anarchia totale in Centrafrica.
Dove le forze in campo sono quelle dei diversi gruppi di ribelli armati da una parte, e dall’altra quelle dei contractors russi del gruppo Wagner, prezzolati da Mosca.
«La Francia ha ritirato tutti i suoi soldati – spiega ancora suor Tutolo – qui siamo rimasti soli ed è il caos totale!».
Eppure la nascita di un Dio-bambino arriverà anche qui, anche a Bangui, e porterà forse una nuova speranza.
A Chipene, in Mozambico dove a settembre scorso i gruppi armati hanno ucciso la comboniana suor Maria De Coppi e dato fuoco alle strutture della missione, tutto è fermo.
C’è però l’infaticabile opera dei comboniani, delle comboniane e dei fidei donum di Nampula, i quali continuano a restare nel Paese e non si arrendono nonostante i gruppi terroristici che avanzano dal Nord al Sud.
Sebbene i missionari non possano più restare a Chipene, dove gli incendi hanno reso impossibile la continuazione della missione, c’è chi settimanalmente visita la diocesi e va ad incontrare i fedeli a Chipene, come don Lorenzo Barro, che a settembre sfuggì miracolosamente ai guerriglieri armati.
«Sto facendo un po’ di cose per organizzare il mio ultimo viaggio a Chipene prima delle ferie natalizie», ci racconta don Lorenzo al telefono.
E’ lui che di consueto va lì per stare con la comunità cristiana e per non abbandonarla in un momento di pericolo.
«Se è vero che tutte le strutture sono state bruciate e distrutte, è anche vero che le vite dei tanti ragazzi che abitavano la missione sono ancora in attesa di un futuro migliore e per realizzarlo hanno bisogno anche del nostro sostegno», dicono dal Centro missionario diocesano di Pordenone, da dove arrivano i fidei donum don Lorenzo e don Loris.
«Dopo i recenti fatti di violenza vissuti la convinzione di voler essere ancora più vicini alla gente, alle famiglie e ai giovani di quella terra è sempre più viva in noi».