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Il “caso Bolsonaro” indigna missionari e Chiesa di Padova

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L’ affaire Bolsonaro, ossia il caso ‘diplomatico’ apertosi con il conferimento della cittadinanza onoraria, da parte del Comune di Anguillara Veneta, al presidente del Brasile, ha provocato indignazione nella Chiesa missionaria legata al Paese latinoamericano. E “forte imbarazzo” in quella padovana.

Il caso non è ancora chiuso, anzi prosegue con molta tensione, poiché nei prossimi giorni (si parla del 1° novembre prossimo), appena concluso il G20 a Roma, Jair Bolsonaro, invitato dalle istituzioni locali, dovrebbe essere ospitato ad Anguillara, cittadina alla quale la sua famiglia d’origine è storicamente legata. La visita dovrebbe poi proseguire nella basilica di Sant’Antonio, a Padova.

Tanto che la diocesi di Padova in una nota scrive che nel caso di una sua visita in terra veneta, chiederebbe «accoratamente» al Presidente di farsi «promotore di politiche rispettose della giustizia, della salute e dell’ambiente».

Ricapitolando i termini della questione: nei giorni scorsi, i missionari italiani in Brasile, alla notizia dell’assegnazione della cittadinanza onoraria al Presidente Bolsonaro, hanno subito manifestato la loro indignazione.

In testimonianza e piena solidarietà con le vittime della sua politica e delle sue esplicite affermazioni di disprezzo nei confronti delle classi sociali più povere e delle popolazioni indigene in mezzo alle quali essi operano quotidianamente.

A seguire, la stessa diocesi di Padova, terra di origine di numerosi missionari e legata al Brasile da alcuni progetti di cooperazione tra le Chiese, ha manifestato “forte imbarazzo” per la scelta di insignire un uomo politico come Bolsonaro, di un titolo che dovrebbe essere meritorio, come quello della cittadinanza onoraria.

«Il legame tra la terra veneta e, nello specifico padovana, con il Brasile è molto forte per la grande storia migratoria, per le relazioni mantenute con gli oriundi, e per la presenza missionaria diocesana e di diverse famiglie religiose che vivono il loro servizio in quel Paese», scrive in un comunicato la Diocesi di Padova.

«Non possiamo dimenticare, in particolare, le testimonianze pagate con il sangue del comboniano padre Ezechiele Ramin e del fidei donum don Ruggero Ruvoletto – prosegue la nota ufficiale – e neppure la sintonia e l’amicizia personale ed ecclesiale con i vescovi del Brasile che proprio in questi mesi stanno denunciando a gran voce violenze, soprusi, strumentalizzazioni della religione, devastazione ambientali e l’aggravarsi di una grave crisi sanitaria, economica, etica, sociale e politica, intensificata dalla pandemia».

La nota va avanti: «Le notizie di questi giorni accendono ulteriormente i riflettori sulla gestione dell’emergenza Covid, in un paese che ha registrato oltre 600mila morti per la pandemia».

A fronte di tutto questo, si legge ancora, «la Chiesa di Padova, facendosi portavoce di un sentire diffuso e in forza del legame che unisce il Brasile con la nostra terra, coglie l’occasione del possibile passaggio ad Anguillara Veneta del presidente Bolsonaro, per chiedergli accoratamente di farsi promotore di politiche rispettose della giustizia, della salute, dell’ambiente, soprattutto per sostenere i poveri».

Infine il comunicato della Chiesa padovana è ancora più esplicito:

«Non si nasconde che il conferimento della cittadinanza onoraria ci ha creato forte imbarazzo, stretti tra il rispetto per la principale carica del caro paese brasiliano e le tante e forti voci di sofferenza che sempre più ci raggiungono, e non possiamo trascurare, gridate da amici, fratelli e sorelle»